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Il fiume, il fango e la speranza

AVVENTO – L’attesa e la paura di chi abita sulle rive del Tanaro

«C’era l’orzo, il kamut e il farro… avevamo appena seminato il grano biologico, eravamo partiti con la lavanda. E poi è arrivato venerdì». A confidarlo, con la voce un po’ incrinata, è Franca, che ha una cascina e diversi ettari di terreno proprio sulle rive del Tanaro, tra Casalbagliano e Alessandria.

Per fortuna il fiume non le è entrato in casa, come invece è successo a un suo vicino. «Al mattino eravamo in cascina, abbiamo visto i fossi che si riempivano, il fiume che usciva. La speranza era quella che si fermasse, tra le dieci a mezzogiorno, come dicevano tutti.

Ma da lì il fiume è via via salito. La lavanda, che è la più vicina all’argine, è stata sommersa. Il fango arrivava veloce e controcorrente. Noi siamo rimasti a osservare fino al buio.

I pali del frutteto del mio vicino, alti quattro metri, erano sommersi quasi del tutto». Che cosa passa per la testa, in quei momenti? «Ero stranamente tranquilla, mi sentivo come in una bolla». Il momento più brutto? «Quando ho visto che l’acqua arrivava e le piantine di lavanda si coprivano di melma. E pensare che per piantarle quest’estate ho tagliato l’erba a mano con i forbicioni…». E poi? «Poi la paura, soprattutto durante la notte di venerdì. Sabato mattina ho visto la devastazione. Un silenzio irreale, si sentivano solo gli animali che si lamentavano». Danni? «Non so se la lavanda è recuperabile, perché c’è un ristagno di melma che non le fa certamente bene. Ma almeno non è stata sradicata.

Ma per capire che cosa è successo veramente bisogna aspettare». Aspettare, attendere. Ma cosa? «Il ragionamento che ho fatto dopo, a mente fredda: la città crede che non sia successo niente, ma non è così.

La gente non ha capito che la piena è stata più alta di quella del ’94. E se il letto del fiume continua ad alzarsi sarà sempre peggio. Bisogna dragare il fiume, occorre ridargli la sua sede naturale.

Quanto era profondo il Tanaro, anche solo dieci anni fa, e quanto lo è adesso? Si può fare una cosa controllata, certo, ma per favore facciamola. Stavolta ci è andata bene… ma la prossima?».

Andrea Antonuccio

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