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La carità è la legge della vita – Il tempo che diamo agli altri è un bene per noi

Questa storia comincia così. Quattro amiche di Alessandria decidono di coinvolgersi in un gesto di carità, per capire meglio il significato di una frase che più volte hanno sentito ripetere: che la legge della vita è il dono di sé, è la carità. Queste ragazze si chiamano Francesca, Adriana, Cinzia e Paola. “Siamo state sollecitate da un amico che ci ha detto che per capire cosa significa che Dio ha dato la vita per noi dobbiamo provare anche noi a dare del tempo” racconta Francesca. “Cercando in città qualche realtà che avesse bisogno di un aiuto concreto, abbiamo incontrato la realtà della San Vincenzo degli Orti che cercava ‘rinforzi’. Quando ci siamo proposte, ci hanno accolto a braccia aperte”. Da quella disponibilità è nata innanzitutto un’amicizia, cresciuta condividendo l’origine e il senso dell’aiutare il prossimo.

Le quattro ragazze, accompagnate dalle volontarie più esperte, cominciano ad andare una volta al mese a portare un pacco di generi alimentari ad alcune famiglie bisognose, passando con loro un po’ di tempo.

“La prima volta è stata nel novembre del 2016. Con Elena e Fatima siamo andate a incontrare una persona disabile che vive da sola e ha bisogno che la si aiuti in tutto, dal buttare la spazzatura a dare una pulita per terra. Questa persona ci ha accolto con il desiderio di stare con noi e di conoscerci. Il fatto che noi le dessimo una mano per le cose della casa per lei era l’ultima esigenza, in ordine di importanza. Le abbiamo chiesto: “Cosa possiamo fare per te?”. La sua risposta è stata: “Sedetevi qui sul divano e state con me”. Nel raccontarle di noi, lei ci ha raccontato un po’ di sé. Ci siamo accorte che il bisogno più grande che aveva era quello di qualcuno che le volesse bene. Ci ha detto: “La vita riserva sempre delle sorprese, e Dio non si dimentica mai di nessuno”. Nel vedere noi lì, aveva percepito che Dio non si era dimenticato di lei”.

Con questa persona è nata un’amicizia e un rapporto anche al di fuori del “turno” per portarle il pacco dei viveri una volta al mese. In particolare Cinzia e Paola, ma anche Elena con la mamma, vanno spesso a trovarla per darle una mano e, soprattutto, per stare con lei.

Ma c’è anche un altro episodio, e Francesca ce lo vuole raccontare. “L’ultima volta si è aggiunta un’altra persona, Anna Maria, che ci aveva chiesto di poter venire con noi dopo che le avevamo raccontato quello che facevamo con la San Vincenzo. Per la sua situazione di salute e la sua vita non facile, aveva proprio bisogno di sentirsi dire che Dio non si dimentica mai di nessuno. Nemmeno di lei. Questo desiderio l’ha mossa, ed è venuta a vedere. All’inizio sembrava un po’ titubante, ma poi si è coinvolta parecchio.

In particolare, facendo visita a una signora anziana che, vedendola, l’ha accolta a braccia aperte dicendole: “Che Dio ti benedica, perché sei venuta qui per me”. E così lei si è accorta di essere importante. E che gli altri sono interessati a lei: Annamaria si è sentita come ‘affermata’. Ha scoperto il bene delle persone che invece pensava di dover aiutare. Ma alla fine sono loro che aiutano te!”.

Che giudizio dà Francesca di questa esperienza, per certi versi inaspettata? “Secondo me è stata importante la provocazione iniziale: il fatto che alcune mie amiche l’abbiano presa in considerazione mi ha spinto a seguirle. Per me è stato conveniente”. E non solo.

“È un aiuto a uscire dal proprio angolino, fatto solo di pensieri su di sé. Il rapporto con l’altro è un bene: l’altro è un bene per me. Io non me lo sarei mai aspettato. Se il povero è un bene per me, se l’altro è un bene per me, perché non può esserlo anche chi ho accanto tutti i giorni? Qualche giorno fa, andando a trovare mia zia all’ospizio, mi sono detta: “Ma si può, vado a visitare il povero che non conosco, e poi faccio fatica a trovare il tempo per andare a trovare mia zia?” conclude Francesca. Stupita e riconoscente per quello che sta vivendo.

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