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Il racconto cristiano

La fede come memoria, promessa e legge è la chiave di lettura dell’ultimo libro del vescovo Luciano Monari, appena pubblicato da Edb (pp 124, euro 13). In Il racconto cristiano l’Amministratore
Apostolico della diocesi di Brescia, valendosi della sua passata esperienza di docente di Sacra Scrittura, commenta alcuni brani biblici, dai quali trae indicazioni per una vita spirituale profondamente radicata nella vita sociale contemporanea.
Insomma la lettura e l’analisi della Parola di Dio sono indirizzate a portarne il profondo afflato nell’esistenza ordinaria. Qualche assaggio. Quando si parla della vicinanza del regno di Dio significa che egli «si è fatto così  vicino che la nostra vita può/deve fare i conti con lui e può/deve incominciare ad assumere una forma diversa, nuova, che corrisponda alla sua sovranità» (p. 10). Cioè «è così vicino che comincia a far sentire la sua presenza» (p. 13). Quando ci si riferisce all’opera diabolica si constata che «il male vero dell’uomo è esattamente non essere all’altezza della propria umanità: non essere attento alla realtà, non essere vero nei giudizi, non essere buono nelle scelte» (p. 18).
Quando Gesù esorta i discepoli a praticare una giustizia diversa da quella dei farisei, «la parafrasi corretta non è: “La giustizia degli scribi e dei farisei è scarsa; voi dovete fare più di loro”, ma piuttosto: “La giustizia degli scribi e dei farisei è abbondante, […]; ma a voi viene chiesto ancora di più» (pp 57-58).
Il problema di fondo è che la loro giustizia «è la risposta umana a un Dio pensato soprattutto come legislatore giusto. […]. Ma Gesù chiede al discepolo di rispondere con la sua vita a un Dio che si è rivelato come padre» (p. 58). Quando viene raccontata la parabola del buon samaritano, bisogna comprendere che «l’amore del prossimo non consiste in un numero determinato di gesti da compiere nei confronti di alcuni altri, anch’essi determinati con precisione; consiste piuttosto in un movimento verso l’altro – chiunque egli sia – che tende a prendersi cura dell’altro secondo le sue concrete necessità» (p. 66).

Fabio Casazza

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