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«Consapevoli contro le fake news» – intervista a Sergio Vazzoler

Sergio Vazzoler ha 44 anni ed è consulente in relazioni pubbliche e comunicazione istituzionale per organizzazioni pubbliche e private, con una speciale focalizzazione nell’area ambientale. Nel 2011 fa il suo ingresso in Amapòla, agenzia di comunicazione, ricoprendo il ruolo di Senior Partner.

Nel suo campo specifico, che cosa vuol dire raccontare la realtà?

Nel mio campo specifico, che è quello di aiutare le organizzazioni pubbliche e private, raccontare la realtà significa far conoscere al meglio ciò di cui sta parlando. Nei giorni nostri c’è un deficit di conoscenza, che spesso le organizzazioni sottovalutano. Dal mio punto di vista bisognerebbe scattare una ‘fotografia’ reale delle organizzazioni, senza omettere le caratteristiche più problematiche. Bisogna quindi partire dall’identità dell’organizzazione, facendola conoscere al meglio per raccontare la realtà.

Basta la realtà che leggiamo, vediamo e ascoltiamo tutti i giorni, o c’è di più?

Sicuramente è fondamentale l’approfondimento. Spesso ci lamentiamo della superficialità dei lettori, ma a parer mio si fa veramente poco per aiutare le persone che accedono impreparate agli strumenti di comunicazione. Va fatto molto! Ma soprattutto occorre capire che la realtà è cambiata e che gli strumenti sono cambiati, quindi chi comunica ha una doppia responsabilità.

C’è una sola verità o più verità?

Inizio con la premessa che non esiste una verità, ma esistono più verità. Questo è un ‘credo’ che uso per salvaguardarmi da chi ha le verità in ‘tasca’. Ai miei clienti consiglio sempre di motivare le proprie azioni e i propri messaggi. Se devo scegliere un temine è motivazione.

Che cosa fa quando devi comunicare qualcosa che ti trova in disaccordo?

Quando devo comunicare qualcosa che mi trova in disaccordo cerco sempre di mettermi nei panni di chi mi sta parlando. Cerco quindi di cambiare prospettiva, facendomi aiutare per capire meglio l’idea di fondo. Non ribatto colpo su colpo, ma cerco di scoprire gli aspetti che mi possono aiutare a svolgere al meglio il mio lavoro.

Esiste un antidoto alle “fake news”? Se sì, quale?

Questo è un tema caldo. Qualcuno ipotizza addirittura interventi normativi. Personalmente, penso e temo che queste modalità non siano giuste. Le ‘fake news’ vanno combattute rendendo più consapevoli le persone degli strumenti che utilizzano. Bisognerebbe ripartire dalle scuole: la comunicazione deve diventare materia di studio, perché in questo momento storico è fondamentale istruire gli adulti di domani.

Alessandro Venticinque

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