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Carta Ingiallita – Compleanno in città

Quest’anno la città festeggia il suo ottocentocinquantesimo anno, tutti noi ben conosciamo la data di fondazione il 1168, quando la lega lombarda dedico il nome di una nascente cittadina al papa Alessandro III. Molto meno sappiamo della fondazione della diocesi. La diocesi venne costituita nel 1175 per volontá del Papa, a cui era stata dedicata la città, con la bolla Sacrosanctae Romanae ecclesiae attraverso la quale il pontefice onora con la dignità episcopale «la chiesa e la città che è stata costituita in onore di San Pietro e per utilità e gloria di tutta la Lombardia». Alessandria veniva fondata dall’unione di più borghi, Gamondio, Rovereto, Marengo e Borgoglio, in quest’ultimo vi era un monastero benedettino che esisteva ben prima della formazione della città e di cui si ha la prima traccia in una bolla di Alessandro III del 1162. A seguito della decadenza dell’ordine monastico nel 1518 lo stesso Leone X nominò abate commendatario il cardinale Giulio de Medici, che poi divenne papa Clemente VII. Egli ottenne dal papa con bolla del 20 luglio 1520, la facoltà di sopprimere il monastero sostituendolo con una collegiata secolare abbaziale, come avvenne. Nel medesimo atto eresse quattro dignità ed otto canonici. Leone X, concesse singolari privilegi sia all’abate sia al capitolo. L’abate aveva diritto ad indossare il rocchetto, portare la mitria, il pastorale e le altre insegne pontificali; impartiva la benedizione solenne e poteva conferire benefici. Il monastero venne raso al suolo quando nel 1728 tutto il quartiere fu demolito per lasciare spazio alla nascente cittadella. Così la collegiata che da circa 8 mesi non aveva abate iniziò a peregrinare da questa a quella Chiesa della città, il titolo di abate non venne più assegnato ma unito nella persona del Vescovo di Alessandria. Questo peregrinare durò sino al 1824 quando si trasferì nella parrocchia S. Maria del Carmine in via Guasco dove rimase e dove tuttora vi è l’ultima dignità del capitolo, oltre al vescovo, infatti il parroco ha il titolo di priore, perché era la figura del capitolo che aveva il compito della cura delle anime.

Alessandro M. Capra

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