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La comunicazione può essere gratuita?

Domenica scorsa non eravamo l’unico Paese chiamato al voto. Anche l’extracomunitaria Svizzera ha votato, e la maggioranza della popolazione ha bocciato l’idea di abolire il canone radiotelevisivo: l’iniziativa “No Billag” è stata infatti respinta dal 71,6% dei votanti. Posto che in Italia avremmo avuto il risultato opposto, come mai gli svizzeri hanno deciso di mantenere il canone? Molto semplice: secondo gli elvetici l’unico modo per poter avere un’informazione di qualità è pagarla. Se ti pago, e quindi ti metto in condizione di dedicare la tua vita al mestiere di giornalista o di produttore televisivo, di attore o di uomo di spettacolo, posso esigere da te una maggiore qualità dei programmi, soprattutto dalla televisione di Stato. Questo concetto si contrappone al pensiero attuale di “Internet”, al concetto di informazione gratuita e democratica. Dagli articoli ai video tutorial, fino ai blog, ciascuno di noi può diventare in pochi minuti un cuoco, un medico o un politico. All’inizio pensavo anch’io che fosse così; pensavo che Internet fosse il primo strumento realmente democratico. Poi mi sono imbattuto in una “fake news”. Trovare informazioni gratuite online ci ha abituati a non andare oltre, a non impegnarci nella ricerca delle fonti o a controllare la qualità dell’informazione. Questo non vuol dire che solo le informazioni a pagamento siano di qualità, ma sicuramente se vogliamo avere maggiore qualità, ciascuno deve fare la propria parte.

Enzo Governale

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