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Favor Debitoris – Chi riempie quel vuoto?

I giornali sono pieni di considerazioni, tabelle, interviste sul disastro che il calo fortissimo dei crediti alle famiglie e alle imprese sta provocando alla struttura economica nazionale. Ma pochi si pongono la domanda di fondo: le famiglie escluse dal credito a chi si rivolgono per una necessità finanziaria improvvisa, come la malattia di un parente, un’operazione indispensabile, inevitabili riparazioni della casa di abitazione e così via? Una piccola impresa a cui è indispensabile un nuovo macchinario per sopravvivere sul mercato, oppure riceve una commessa che potrebbe salvarla e rilanciarla, a chi si rivolge? Sono proprio queste famiglie e queste microimprese, al 99,9% costituite da persone perbene, che si trovano all’improvviso in difficoltà e, parafrasando le parole di papa Francesco, viene attuata nei loro confronti «la cultura dello scarto, che non riguarda solo il cibo e i beni, ma prima di tutto le persone che vengono emarginate». Da elaborazioni dell’Associazione Culturale Favor Debitoris, basate su dati Banca d’Italia, i debitori bancari sono 2 milioni di persone. Aggiungendo i fideiussori, i componenti del nucleo familiare, qualche dipendente delle micro-aziende, il dato di 10 milioni di persone escluse da ogni normale rapporto creditizio non è lontano dalla realtà. A chi si rivolgono questi 10 milioni di persone se hanno delle necessità ineludibili per avere credito? Questa è la domanda che tutte le persone perbene dovrebbero porsi. La risposta ce la dà, in un’intervista rilasciata a Economy, l’ex procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, il dottor Roberti. «Ci sono soggetti mafiosi che prestano denaro a tasso legale, cioè si fanno banca, ovviamente senza avere la licenza per farlo, erogando credito a tasso concorrenziale con quello bancario, ma con la certezza di riuscire a recuperare il loro credito. La crisi bancaria dunque ha rafforzato ancora di più l’economia criminale, perché i soggetti economici sono costretti a rivolgersi a canali alternativi. L’imprenditore deve sopravvivere e se non riesce a ottenerlo dalle banche, si rivolge al credito mafioso.» L’attuale procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho riprende il concetto. «Il racket e l’usura consentono ai clan di rinunciare agli interessi sul pizzo puntando direttamente all’acquisizione di intere attività economiche e imprenditoriali. Un inquinamento illecito galoppante. Favorito dal sistema creditizio che spesso finisce col portare le banche a chiudere i serbatoi senza lasciare scelta al piccolo risparmiatore». Sono affermazioni gravissime, che richiedono una profonda riflessione da parte di tutti. Sarebbe un grave segno di incapacità di progettare il futuro lasciare che nella società si crei un vuoto che, come le leggi della natura ci insegnano, troverà sempre qualcuno o qualcosa che lo riempie. In questo caso la malavita, contrastata in tutte le sue forme, anche con il sacrificio della propria vita dai servitori dello Stato, a partire da Falcone e Borsellino, sta avendo un incredibile terreno di coltura per la sua espansione e per il riciclaggio del denaro raccolto con le attività delinquenziali, grazie al credit crunch. Verificheremo le inquietanti parole di Roberti e di Cafiero de Raho, partendo da quegli operatori nel sociale che ogni giorno si confrontano con il disagio di migliaia di imprese e di famiglie.

Per informazioni: segreteria.favordebitoris@gmail.com.

Giovanni Pastore

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