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Ucsi: Cristo fa Pasqua con noi

Nelle scorse settimane la Congregazione per la Dottrina della Fede ha pubblicato un documento dedicato a Gesù come Salvatore. Dovrebbe essere un tema scontato ma se questo dicastero della Santa Sede ha avvertito il bisogno d’intervenire in materia significa che un pericolo c’è. Innanzi tutto, ammettiamo che facciamo fatica a pensare di avere bisogno di salvezza: ci sentiamo misura di tutto, titolari di diritti infiniti e di doveri minimali, non accettiamo critiche, non sopportiamo che si parli di sofferenza e ancor meno di morte. Eppure, queste realtà esistono e, prima o poi, toccano tutti quanti. Gesù non è semplicemente un maestro spirituale che proclama massime di saggezza: egli è «Colui che trasforma la condizione umana, incorporandoci in una nuova esistenza riconciliata con il Padre e tra noi mediante lo Spirito». È dunque necessaria una verifica su questo aspetto decisivo della nostra fede. M’illudo di salvarmi da solo o riconosco nei fatti che Gesù è il mio Salvatore? A proposito di fede: il Santo Padre ha recentemente affermato che «una fede che non ci mette in crisi è una fede in crisi; una fede che non ci fa crescere è una fede che deve crescere; una fede che non ci interroga è una fede sulla quale dobbiamo interrogarci; una fede che non ci anima è una fede che deve essere animata; una fede che non ci sconvolge è una fede che deve essere sconvolta». Queste parole di papa Francesco mi hanno fatto pensare al modo in cui viviamo la nostra esperienza di fede. Sì, esperienza di fede perché la fede è autentica solo se è un’esperienza. Senza confondere le sensazioni e le emozioni con la fede stessa – pena cadere in quella che l’Arcivescovo di Milano definisce «religione degli esaltati» occorre però essere attenti alla dimensione concreta della fede. Soprattutto ai nostri giorni è evidente che non basta una fede ridotta a riti, tradizioni e regole che molti evocano e pochi vivono. La liturgia ci aiuta a impostare correttamente il discorso perché ci chiede non solo di assistere ma di partecipare alle celebrazioni, che devono essere sempre di più l’espressione della nostra fede per accrescerla e farla migliorare. L’immagine collocata in basso illustra efficacemente che cosa intendo parlando di esperienza di salvezza e di fede: vuol dire lasciarsi afferrare dalla mano del Cristo, glorificato ma ferito dai segni della passione, per uscire dalla città della morte per entrare nella vera vita, la vita da risorti, che comincia nell’esistenza quotidiana in amicizia con lui e troverà compimento nella Gerusalemme celeste. Tutto ciò può avvenire in questa Pasqua, che la Chiesa ci regala come possibilità d’incontrare il Signore crocifisso e risorto come Salvatore del mondo, della storia, dell’umanità e di ciascuno di noi. La celebrazione o la riscoperta dei sacramenti dell’iniziazione cristiana (battesimo, cresima ed eucaristia), che hanno nel tempo di Pasqua la loro collocazione ideale, ci dona la forza per fidarci di lui e affidarci a lui nel contesto della comunità cristiana. Dio non ci chiede tanto ma ci chiede tutto. Non accetta di essere relegato a un’ora settimanale di tanto in tanto ma vuole essere il Salvatore. Cristo vuole fare Pasqua con voi. Tanti auguri!

Can. Fabrizio Casazza
Consulente Ecclesiastico Piemontese dell’Ucsi

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