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Vescovo Guido: «Sono il buon pastore e il buon pastore dà la propria vita per le pecore»

Carissimi fratelli e sorelle, carissime autorità civili e militari. È bello oggi stringerci intorno alla nostra Madonna della Salve, che è per noi veramente un simbolo di rifermento. Ed è un simbolo di riferimento perché è stata una persona reale, che ha vissuto una vita reale in modo molto profondo. Vorrei però prima partire dalla liturgia della Parola di quest’oggi. Questa domenica del buon pastore, così bella, ci introduce su un punto centrale: in che cosa Maria è stata speciale. E io credo che la nostra raffigurazione della Madonna la colga in un momento centrale della sua vita, perché è stato un momento centrale della vita di Cristo. Il momento centrale della vita di Cristo a dir la verità è stato un momento culminante perché è stato terminale: l’offerta della propria vita sulla Croce. Maria come madre si trova di fronte a Gesù che dà la vita, suo figlio. Ora, che Gesù desse la vita era una cosa che interiormente e soggettivamente era percepita così, ma dal punto di vista delle autorità, della società di allora, non era percepita in questo modo, era percepita nel senso che «gli togliamo la vita». E così vedevano tutti. Negli atti degli apostoli abbiamo ascoltato che Pietro cita un salmo nel quale si dice che la pietra scartata dai costruttori diventa la pietra d’angolo. E Pietro dice: «Gesù è la pietra che scartata da voi costruttori è divenuta pietra d’angolo». Questo è il punto sconcertante di Gesù. Noi oggi non costruiamo più con le pietre le case, le tecniche di costruzione sono cambiate. Ma una volta funzionava in questo modo, che uno quando costruiva una casa cercava di mettere nei muri delle pietre buone, perché non ambiva certamente al fatto che la casa gli crollasse addosso. Perciò le pietre friabili, ritenute deboli, venivano scartate, non venivano messe in un muro. E le pietre più forti, robuste, consistenti venivano messe all’angolo, perché l’angolo raccoglie la spinta di due muri. Perciò il salmo ci dice che la pietra che è stata scartata dai costruttori perché ritenuta friabile, perché ritenuta fragile, non adatta a essere parte di una costruzione, non solo è stata scelta, ma è stata scelta come pietra angolare, quella che regge la spinta più forte. Che cosa vuol dire? Vuol dire che Gesù, offrendo la sua vita, in quel momento sembrava uno sconfitto. In quel momento sembrava che Gesù avesse perso, umanamente aveva perso. Se dovessimo valutarlo con i nostri criteri di efficienza, Gesù non raggiunge la sufficienza. Primo, perché è stato sconfitto; secondo, perché i frutti della sua predicazione sono stati abbastanza deboli nel corso della sua vita. Diremmo un fallimento: ma sappiamo bene che non è stato cosi. Però io vorrei che ci mettessimo nei panni dei suoi apostoli, della Madonna, di coloro che hanno seguito Gesù credendo nel suo essere messianico. In modo particolare gli apostoli, che avevano uno sguardo molto umano, si trovano di fronte a quello che ritenevano essere il messia. Ora, nell’ebraismo il messia doveva essere un discendente di Davide che aveva il compito di regnare, restaurando la monarchia con il pieno potere, regnare sul trono di Davide lui e i suoi discendenti. In effetti la domenica prima della morte di Gesù le cose sembravano volgere in quel modo e probabilmente molti degli apostoli hanno pensato: «Guarda che sta prendendo la piega della sovranità». L’immagine era molto suggestiva, secondo una profezia: «Gerusalemme ecco il tuo Re, egli è umile e cavalca un puledro figlio di asina». Questa era la profezia. E Gesù entra in Gerusalemme a dorso di mulo, su un asinello, e la g e n t e stende i mantelli al passaggio di questo asinello con sopra Gesù, e agita le palme, gli ulivi e fa festa. Una grande folla, tante persone. Un ingresso trionfale. Gesù viene veramente accolto come il messia. Sembrava che effettivamente le profezie dell’antico testamento trovassero una loro realizzazione in Gesù, e che Gesù da lì a poco sarebbe stato destinato a diventare Re. Ma, ahimè, cinque giorni dopo l’hanno ammazzato. La Madonna è sotto la Croce ad assistere a questa sconfitta umana, nella quale ciò che conta è avere la fede che il Signore sta compiendo il suo piano attraverso quella morte. Carissimi fratelli e sorelle, la Madonna della Salve, che è nostro simbolo, è qui a invitarci su questa strada. La strada che abbiamo ascoltato da subito è stata insegnata nella Chiesa. I primi giorni dopo il dono dello Spirito Santo, Pietro dice quelle parole e dice che «Gesù Cristo il Nazareno è stato crocifisso da voi e Dio l’ha resuscitato dai morti». E che questo è il disegno di agire di Dio. E la Madonna della Salve ci ricorda questo, che il Signore compie un suo disegno tra di noi. Non lo compie in virtù delle nostre grandi e straordinarie capacità, non in virtù dei nostri raffi nati piani, ma lo compie quando noi abbiamo la fede di saper guardare al di là delle sconfitte il disegno di Dio. Forse oggi questa si potrebbe chiamare laicamente resilienza, ma è un concetto molto inferiore rispetto a questo della fede. Perché questo della fede prevede un disegno di Dio, quindi un’azione di qualcuno che ci vuole bene e si prende cura di noi, e la Madonna della Salve ben ce lo ricorda, perché per ogni alessandrino è un riferimento di salvezza, come città e come singoli. Ma la differenza rispetto alla resilienza è anche dovuta al fatto che la fede è qualcosa di decisamente più attivo, è qualcosa che ci spinge ad andare sempre avanti, non con una visione della sconfitta di fronte alla quale io reagisco in un modo buono, ma con la visione che la sconfitta non è nemmeno più una sconfitta.
Questo è il punto interessante da imparare. Sapete che ho scritto un articolo sulla Voce con un titolo molto provocante, annunciando la bella notizia che chiudiamo il seminario diocesano. È scritto proprio in quest’ottica, con questa prospettiva della Madonna della Salve di fronte alla morte di suo figlio, Dio fatto uomo (lei aveva ben coscienza che non era figlio d’uomo ma figlio di Dio), di fronte alla morte di Dio fatto uomo, ucciso per tortura dagli uomini senza aver fatto nulla di male, avendo predicato cose buone, avendo operato grandi miracoli, segni e prodigi. Di fronte a questo lei crede nel piano di Dio, crede nel disegno di Dio. E noi siamo qui a credere che anche le svolte faticose per le nostre vite personali, per la nostra comunità cristiana e per la nostra città sono momenti di grazia. Questo non è banale, è un passaggio che chiede una fatica interiore: questa fatica di adesione interiore profonda nel momento in cui umanamente sei scosso da qualcosa che ti colpisce il c u o r e come una sconfitta. Siamo convinti che (Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni) il Signore ci sta chiamando a un salto di qualità nel concepire le vocazioni al sacerdozio, alla vita consacrata e al matrimonio. Stiamo facendo anche un lavoro per le famiglie in difficoltà, dal quale speriamo di capire quali sono le malattie di oggi, quali i rimedi e quale il modo per evitare le malattie affettive. Ecco, carissimi fratelli e sorelle, allora quando Gesù dice: «Sono il buon pastore, il buon pastore dà la propria vita per le pecore» sta dicendo di nuovo qualcosa che umanamente e fuori del concepibile. Sapete benissimo che nessuno rimprovererebbe un pastore per aver abbandonato il gregge nel momento in cui rischiava la vita lui, perché è chiaro che è più importante la vita del pastore di quella del gregge. Ma Gesù ci dà un’immagine diversa: «Sono il buon pastore, il buon pastore dà la vita per le pecore». Questa visione di amore, di generosità, di offerta della vita, anche di fronte alle difficoltà di persistenza nel bene, persistenza amorosa nel bene, è il messaggio che ci lascia questa domenica e che ci lascia questa festa della Madonna della Salve. Chiediamo al Signore la grazia di percorrere questa strada nella quale troveremo sicuramente il benessere personale e comunitario. Chiediamo al Signore di essere in grado di vivere la fatica di questa adesione profonda che mette alla prova la nostra intelligenza umana, perché va contro di essa, e di saper godere del premio che il Signore dà a coloro che credono in Lui. Che la Vergine Maria, nostra dolcissima Patrona, continui a intercedere per tutti noi, continui a effondere le grazie di Dio sul suo popolo. E chiediamo anche di essere riconoscenti a Lei: recentemente abbiamo parlato delle lampade che sono state offerte dall’amministrazione qualche anno fa in occasione di una peste e rappresentano la gratitudine della città alla Madonna. È un simbolo molto bello che ci ricorda che dobbiamo anche essere grati alla Madonna. Che Lei possa sempre guidarci e accompagnarci come mamma in questo cammino con la sua dolcezza e la sua tenerezza. Sia lodato Gesù Cristo.

Guido Gallese

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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