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L’interVista a Gianfranco Cuttica di Revigliasco, sindaco di Alessandria

Gianfranco Cuttica di Revigliasco dal 1986 è stato titolare di cattedra di Storia dell’Arte nel Liceo Artistico «Benedetto Alfi eri» di Asti e, prima di ricoprire la nomina di sindaco, ha insegnato al Liceo Linguistico Amaldi di Novi Ligure. Da diversi anni fa volontariato nel settore dei Beni culturali, ha curato la relazione storica per il comune di Bassignana e di Cassine, il progetto di recupero cromatico dell’oratorio di Piovera, la relazione storica e indagini per il recupero dell’ex fabbrica Boveri, già casa degli Umiliati di Alessandria. Ha seguito l’avvio del progetto di restauro e riorganizzazione della destinazione d’uso della storica Villa Ottolenghi di Acqui Terme, eff ettuando le operazioni di intervento conservativo sulle superfi ci decorate del Mausoleo, da destinarsi in parte a sede espositiva. Ha contribuito alla fondazione dell’associazione «Arca Grup» di Cassine e alla creazione della «Festa Medioevale». Gianfranco Cuttica è stato anche assessore alle politiche culturali del comune di Acqui dal 1993 al 1994, della Provincia di Alessandria dal 1994 al 1997 e del Comune di Alessandria dal 1997 al 2002. Già assessore del comune alessandrino durante la giunta guidata dal sindaco Francesca Calvo, ha ricoperto successivamente la carica di presidente del consiglio comunale. Si candida alle elezioni amministrative di Alessandria nel 2017 per la Lega Nord ma sostenuto anche da Forza Italia, Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale e la lista civica SiAmo Alessandria, ottenendo al primo turno il 30,25%, pari a 12.144 preferenze. Vince poi il ballottaggio con 18.762 voti pari al 55,68%, battendo il sindaco uscente Maria Rita Rossa.

 

Sindaco Cuttica, nella comunicazione alla città per l’850° compleanno si dice che l’intenzione dell’amministrazione è quella di fare un compleanno significativo, partecipato e prospettico. Che cosa vuol dire «prospettico»?
«Prospettico vuol dire una cosa molto semplice: utilizzare questa importante occasione per fare il punto sulla situazione di Alessandria, e attraverso una serie di iniziative e di riflessioni cercare di guardare oltre e dare una prospettiva di sviluppo alla nostra città».

Che «punto» ha fatto, finora?
«Le celebrazioni sono partite, ma le riflessioni verranno fatte durante tutto l’arco dell’anno. Credo sia l’occasione di interloquire con la comunità alessandrina per riuscire a intravedere delle prospettive. Il primo punto, a mio avviso, è tentare di approfittare degli 850 anni per risvegliare un sentimento di appartenenza e di comunità. Tante iniziative sono volte proprio a instillare nelle coscienze di ciascuno questa idea di comunità che deve un po’ risvegliarsi. L’esempio dobbiamo darlo noi che abbiamo la responsabilità di amministrare la città».

Che cosa le piace di più degli alessandrini, e che cosa le piace di meno?
«Gli alessandrini sono molto svegli. Quando vogliono sanno muoversi, e anche molto bene. Oggi mi sembra che prevalga un sentimento un po’ troppo “mugugnoso”, in parte comprensibile».

Come si può invertire questa tendenza?
«Io sono sicuro che se Alessandria riuscirà a superare questa fase di parziale emarginazione che ha avuto rispetto a un territorio vasto, avrà modo di superare la sua crisi. Mi spiego meglio. Ad Alessandria dobbiamo riuscire a dare un po’ di linfa vitale con politiche di carattere turistico e di comunicazione. Per esempio, per me la linea ferroviaria diretta su Milano è fondamentale. Non è solo una questione legata al pendolarismo, ma è l’opportunità di avere un flusso di persone dall’hinterland milanese che possono venire a risiedere in Alessandria, perché la città oggi ha costi molto inferiori rispetto a Milano e dintorni. Guardiamo il bicchiere mezzo pieno: il crollo dei costi degli immobili potrebbe diventare un’opportunità».

E poi?
«L’altro aspetto è quello di tentare di instillare in tutta la popolazione la coscienza di quello che si è. Per esempio, una maggiore conoscenza delle nostre peculiarità storico, artistiche e tradizionali. Sa quanti non conoscono le stanze di Palazzo Cuttica? E quanti conoscono la Chiesa francescana più antica del territorio, chiusa tra
le mura dell’ex ospedale militare? Ecco, noi dobbiamo lavorare molto per valorizzare questi elementi, per farli diventare degli elementi d’interesse dall’esterno. Negli ultimi cinquant’anni Alessandria ha scoperto il suo volto medioevale, con gli scavi che sono stati fatti in piazza sul Duomo, con alcuni restauri che faremo nella Chiesa di San Francesco e con il Broletto. Alessandria ha riscoperto il suo Medioevo, che prima aveva dimenticato perché nell’Ottocento è stata fatta tutta un’operazione di “mascheramento”. Approfittiamo di questo momento per conoscerci meglio, per conoscere meglio la nostra storia, anche quella più recente. Attraverso questi fondamenti ecco che possiamo guardare al futuro con qualche idea e prospettiva».

Parliamo di futuro, allora: la Cittadella…
«La Cittadella è un “work in progress”. Con la bacchetta magica non si troverà la soluzione, però si possono fare delle cose, e si stanno facendo. Alcuni giorni fa in giunta abbiamo deliberato la strategia di utilizzo dei fondi Por-Fesr, fondi europei gestiti dalla regione Piemonte, con un accordo tra il Ministero dei beni culturali, la sovrintendenza, che oggi ha sede in Cittadella, la Regione e il comune di Alessandria. Il ministero interverrà con una quota di 25 milioni di euro, e anche il Comune interverrà per un totale di circa 3 milioni di euro. Due le tipologie di intervento: la prima è il recupero del palazzo governatore, al fine di mantenere situazioni museali, sedi di associazioni e situazioni multimediali. Andremo a fare anche un bel lavoro di recupero e di riattivazione di tutto il percorso a circolazione lenta lungo tutti gli spalti della Cittadella, raccordandosi con le aree che danno verso la zona di via Giordano Bruno. In futuro potrà diventare la Cittadella della musica, ma anche la sede di promozione ampia di un’area vasta, cioè centro di servizi, promozione e gestione di flussi turistici che convergono grazie alle comunicazioni stradali e ferroviarie su Alessandria. E da Alessandria si potrà raggiungere un’area provinciale vasta e addirittura creare un corridoio di collaborazione con Asti e Alba».

E la Borsalino?
«Mi auguro che si riesca a trovare una soluzione, perché per noi la Borsalino ha un’importanza straordinaria. Borsalino è Alessandria e Alessandria è Borsalino. Un po’ tutti ci identifichiamo in Borsalino. Anche questa vicenda ha fatto si che in città nascesse un sentimento di appartenenza, pur nella negatività della vicenda. Mi pare che coloro che hanno gestito Borsalino recentemente abbiano una visione di marketing estremamente aperta, tant’è che la produzione va bene. Per cui Borsalino deve rimanere ad Alessandria, deve rimanere quel tipo di produzione di alta qualità, e non finire in una produzione seriale cinese. Su Borsalino la città si gioca una battaglia non indifferente».

Una battuta sui Grigi.
«Mitici, gli Orsi grigi. La maglia grigia ci ha regalato una felicità multicolore, nel senso che la vittoria della Coppa italia di Lega Pro è stata un’operazione eccezionale che ha creato grande gioia. Mi ha fatto anche molto piacere vedere che nella finale i tifosi sventolavano le bandierine con gli stemmi dell’Alessandria Calcio e degli 850 anni. Devo dire grazie all’Alessandria Calcio perché ha contribuito a instillare nell’animo degli alessandrini questo grande senso di appartenenza. Posso aggiungere ancora due cose?».

Prego.
«La prima riguarda il simulacro della Madonna della Salve, che è rimasta in Duomo e non inserita nella nicchia a Lei dedicata. E’ un passaggio importante di cui sono grato al vescovo e a tutto il clero alessandrino, perché questo fatto non avviene sovente. Il sostegno della Chiesa alessandrina a un momento storico importante per la città secondo me fa sì che tutto assuma un significato ancora più profondo. La seconda cosa è che il 6 maggio, dopo la celebrazione della Santa Messa solenne in Duomo, ci sarà la sfilata a cui parteciperanno non solo le istituzioni, ma anche altre realtà della nostra città. Mi riferisco, per esempio, alle forze dell’ordine, Polizia, Carabinieri, Vigili urbani, Protezione civile, a chi opera nel soccorso e nel sociale: vorrei che almeno per una volta il popolo alessandrino visualizzasse coloro che lavorano tutti i giorni per la nostra sicurezza, per la nostra salute e per la nostra vita sociale».

Andrea Antonuccio

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