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Favor Debitoris – Gli orientamenti della legge

Dopo gli articoli precedenti ho avuto richieste di informazioni, non tanto da famiglie soggette ad esecuzioni immobiliari, purtroppo in queste famiglie prevale lo scoraggiamento, la rassegnazione, quando non addirittura la frantumazione (con reciproche attribuzioni di colpa per ciò che sta avvenendo). Ho ricevuto, invece, richieste di informazioni specifiche e di consigli da operatori del sociale che vogliono difenderle. Come può essere organizzata la difesa di queste famiglie? Si tratta di vicende che coinvolgono azioni in tribunale, l’esecuzione immobiliare è un’azione giudiziaria. Esistono fondamentalmente due orientamenti della legge all’interno dei quali il giudice dell’esecuzione può, purtroppo a sua totale discrezione, operare nel corso del procedimento. Vediamoli brevemente perché è fondamentale fin dall’inizio impostare la difesa delle famiglie sulla conoscenza di questi orientamenti. Il primo orientamento, quello più equo, trae le sue origini da avvenimenti della fine degli anni 80, inizio anni 90 del secolo scorso: la Camorra aveva fiutato il grosso affare delle aste immobiliari. In ampie zone della Campania impediva, con mezzi facilmente intuibili, il decorso naturale delle aste e, dopo una serie di aste fatte andare deserte, si aggiudicava gli immobili ad un prezzo irrisorio. Gli stessi immobili venivano poi venduti attraverso una rete di società e di prestanome a 3-4 volte il prezzo di aggiudicazione. Contro questo lucrosissimo malaffare, a spese degli impoveriti, utile anche per ripulire i proventi dell’attività criminale, intervenne prima la magistratura e poi il governo, con la legge n. 203/91 del 12 luglio 1991. Questa legge, pensata e studiata per la lotta alla criminalità organizzata, è stata poi applicata in diversi tribunali e per tutte le esecuzioni immobiliari che non avevano più alcuna utilità. Ogni qualvolta i giudici ritenevano che gli interessi economici del debitore e del creditore venissero frustrati dal prezzo troppo basso di aggiudicazione dell’immobile, potevano, a discrezione, “sospendere la vendita”. Stiamo parlando di anni in cui, seppure in maniera parziale e insoddisfacente, il mondo politico prestava un minimo di attenzione all’equilibrio sociale, se non altro a fini elettorali. Prevaleva a livello giuridico il concetto che il processo esecutivo deve avere una sua utilità: soddisfare il creditore e liberare il debitore dai suoi debiti. Il secondo orientamento era stato sempre presente, ma cresce e si sviluppa con l’aggravarsi della crisi economica e della stagnazione, presente in Italia dal 2007 e deflagrata compiutamente nel 2011. Questo orientamento trova il suo compimento finale nella Legge 132/2015, che ha rivoluzionato la gestione dei tempi delle esecuzioni immobiliari. Ha indotto i tecnici a redigere perizie con un forte ribasso rispetto al valore di mercato dell’immobile pignorato, ha obbligato all’abbattimento del 25% del valore ad ogni asta successiva alla prima. Ha velocizzato le esecuzioni immobiliari, non considerando però il conseguente ed eccessivo abbattimento di valore delle case di famiglia. Si assiste sempre più spesso a situazioni in cui alle aste non vi è alcuna proposta di acquisto, almeno fino a quando il prezzo dell’immobile rimane congruo. Poi la casa viene venduta (quasi esclusivamente a speculatori che la rivenderanno moltiplicando per 3 o 4 volte quello che hanno pagato all’asta) ad un prezzo veramente irrisorio, La famiglia perde la casa e rischia di perdere la sua unità; si crea, soprattutto nei figli, un senso di sconfitta, un rancore, una violenza repressa che li seguirà per tutta la vita; contemporaneamente la famiglia si ritrova senza casa e con ancora i debiti da saldare. Ecco che cosa possono fare fin dall’inizio le persone di buona volontà: sollecitare, tramite il legale a cui è affidata la difesa della famiglia, il magistrato a essere un buon cristiano o un laico illuminato, ad agire per un equilibrio fra
i diritti del creditore e la dignità del debitore. Sollecitarlo a scegliere fra le due opzioni ugualmente possibili quella che garantisce un miglior equilibrio tra creditore e debitore, interrompendo la spirale al ribasso che ormai favorisce soltanto gli speculatori. Immagino già le domande: 1° si può fare? Sì, si può fare! Alcuni magistrati già lo fanno! 2° è compatibile con l’economia? Si! è talmente compatibile che Bankitalia sta chiedendo che, per gli immobili acquisiti dalle banche, siano concessi 4 anni prima di essere immessi nuovamente sul mercato, giudicando i 4 anni “un arco di tempo ragionevole e compatibile con l’esigenza di preservare il valore di realizzo degli immobili”. Come sempre in Italia le banche contano più delle famiglie. Per segnalazioni o richieste di aiuto: segreteria.favordebitoris@gmail.com.

Giovanni Pastore

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