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1978: I 55 giorni del dolore

16 MARZO Il nuovo governo guidato da Giulio Andreotti sta per essere presentato in Parlamento per ottenere la fiducia. Poco dopo le ore 9, in via Mario Fani a Roma, un commando delle Brigate rosse sequestra Aldo Moro e uccide le sue cinque guardie del corpo: Raffaele Iozzino, Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera e Francesco Zizzi.

18 MARZO Vengono celebrati i funerali degli uomini della scorta uccisi. A mezzogiorno, con una telefonata al Messaggero, le Br indicano il luogo dove hanno lasciato una busta con cinque copie del loro primo comunicato e una fotografia Polaroid che ritrae Aldo Moro prigioniero.

19 MARZO I giornali pubblicano la foto di Moro e il testo del comunicato numero 1.

21 MARZO Vengono varate dal governo le leggi di emergenza per fronteggiare il fenomeno terroristico. I brigatisti sotto processo a Torino rivendicano il sequestro Moro e il presidente Barbaro della Corte di Assise di Torino respinge l’ordine del ministero dell’Interno che vieta alla stampa e alla tv di entrare nell’aula del processo.

2 APRILE Papa Paolo VI da piazza San Pietro rivolge un appello ai rapitori («Uomini delle Brigate rosse») per scongiurarli di dare la libertà al prigioniero.

10 APRILE La polizia intercetta la lettera di Moro diretta alla moglie in cui ripropone in chiari termini lo scambio di prigionieri. Moro chiede al suo partito e al governo di rivedere l’atteggiamento di chiusura rigida assunto nei confronti di qualsiasi trattativa.

16 APRILE Arriva il comunicato numero 6 delle Br. L’interrogatorio al prigioniero è terminato: non ci sono dubbi, Moro è colpevole e viene pertanto condannato a morte.

21 APRILE Papa Paolo VI scrive agli uomini delle Brigate rosse: un’implorazione, rimasta inascoltata, perché Moro venga restituito «alla libertà, alla famiglia, alla vita civile».

24 APRILE L’ultimatum è scaduto, ma la Dc insiste: «Non si tratta!». E Berlinguer elogia la Dc per la sua fermezza. Moro, intanto, vede esaurirsi le ultime speranze. Le sue invocazioni di aiuto sono sostenute solo dai socialisti.

26 APRILE Il Giorno pubblica una lettera a Moro dei suoi figli: «Caro papà, sentiamo il bisogno dopo tanti giorni di farti giungere con queste poche righe un segno del nostro affetto…». Appello dell’Onu alle Brigate rosse.

6 MAGGIO Le Brigate rosse fanno pervenire il comunicato numero 9: «Concludiamo la battaglia eseguendo la sentenza a cui Moro è stato condannato». La Repubblica titola «L’assassinio di Moro preannunciato dalle Br».

9 MAGGIO Dopo 55 giorni di prigionia, al termine di un «processo del popolo», Moro è assassinato. Aveva 61 anni. Il cadavere viene fatto ritrovare il giorno stesso in una Renault 4 rossa in via Caetani, in pieno centro a Roma (foto a lato).

10 MAGGIO La salma è tumulata dalla famiglia a Torrita Tiberina, un piccolo paese della provincia di Roma, dopo una breve funzione nella chiesa di S. Tommaso.

13 MAGGIO Il cardinale vicario di Roma, Ugo Poletti, celebra i solenni funerali di Aldo Moro nella basilica di S. Giovanni in Laterano alla presenza di Paolo VI e delle massime autorità dello Stato. Davanti a una bara vuota, senza i familiari del defunto.

16 MAGGIO La famiglia Moro promuove la celebrazione a Roma di una messa presso la basilica del Sacro Cuore di Cristo Re. Questa volta è la moglie Eleonora a salire sul pulpito: «Per i mandanti, gli esecutori e i fiancheggiatori di questo orribile delitto; per quelli che per gelosia, per viltà, per paura, per stupidità hanno ratificato la condanna a morte di un innocente; per me e i miei figli perché il senso di disperazione e di rabbia che ora proviamo si tramuti in lacrime di perdono, preghiamo».

A cura di Alessandro Venticinque

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