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La Recensione – Pensare il populismo

A ogni tornata elettorale sembra che i partiti comunemente connotati come populisti ottengano suffragi crescenti in tutto il continente. Lo storico francese Pierre Rosanvallon riflette su questo in un brevissimo ma denso saggio, pubblicato in lingua originale nel 2011, da pochi mesi tradotto da Castelvecchi, in cui riflette con l’acribia dell’intellettuale e la concretezza dell’osservatore (Pensare il populismo, pp 38, euro 5). Il libretto parte da una constatazione: «il populismo si dimostra la forma assunta nel XXI secolo dal rivoltarsi della democrazia contro se stessa, com’era stato nel secolo scorso il totalitarismo» (p. 18). In pratica esso «è fondato su una semplificazione della democrazia – una semplificazione della concezione del popolo, una semplificazione della visione delle procedure necessarie a far vivere la democrazia, una semplificazione di ciò che costituisce il comune» (p. 25). Distinguendo un «popolo aritmetico» (quello elettorale), un «popolo sociale», un «popolo-principio» (definito dai fondamenti del vivere comune), un «popolo aleatorio», il testo propone di complicare (sì, complicare) la democrazia, facendo esprimere e interagire i diversi piani e aspetti. Alla fine, complicare la democrazia vuol dire «trovare i mezzi per produrre un legame comune che fornisca senso, produrre una società che non sia un semplice insieme di individui» (p. 32). Questa sarà anche la base per costruire una società in cui l’uguaglianza fra i suoi membri rappresenti una dimensione costitutiva e imprescindibile. Il volume non arriva però a formulare un piano per perseguire tale obiettivo, che è peraltro importante identificare come direzione di marcia, ma che non può essere raggiunto in mancanza di un progetto ricco anche di contenuti. Ma si arriva qui evidentemente a un altro tema delicatissimo ma imprescindibile: come realizzare società giuste in una realtà che tende a scambiare ogni capriccio soggettivo come un diritto collettivo. Sarà forse l’argomento di un nuovo libro e, speriamo, il programma trasversale e l’ispirazione ideale di qualche partito politico.

Fabrizio Casazza

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