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La Santa degli impossibili

Padre Angelo, da alcuni giorni sono apparsi i tradizionali manifesti per la festa di Santa Rita dai padri domenicani in via Plana. Ci racconta il culto del popolo alessandrino alla Santa dei casi disperati?
«La devozione a Santa Rita in Alessandria è legata in particolare alla presenza di un vescovo agostiniano del medesimo ordine religioso di Santa Rita all’inizio del secolo scorso, e alla canonizzazione della Santa che avvenne nel 1900. In quel periodo, in assenza dei domenicani a motivo delle soppressioni degli ordini religiosi legate all’unita d’Italia, la nostra chiesa era gestita dai sacerdoti diocesani. La canonizzazione della Santa suscitò grande entusiasmo e anche in Alessandria si volle, come a Torino, Milano e in altre città, una Chiesa dedicata a Santa Rita. Questo titolo è stato aggiunto a quello precedente di Nostra Signora di Loreto. I domenicani, con il loro ritorno in città avvenuto all’inizio degli Anni 30 del secolo scorso, hanno ereditato e incrementato questa devozione. Il 22 maggio, festa di Santa Rita, la gente si riversa in massa anche dai paesi limitrofi. Si parla di decine di migliaia di fedeli. Vengono per partecipare alla Messa, per avere l’opportunità di confessarsi e soprattutto per la benedizione delle rose. La chiesa è sempre piena, in alcune ore fino all’inverosimile».

Ha parlato di Sante Messe e confessioni. Qual è il programma?
«La prima Messa viene celebrata alle 7, poi a tutte le ore della mattinata fino alle 11.30, e alle 12 la Supplica. Le celebrazioni riprendono alle 16 per concludersi con la Messa delle 18. I sacerdoti, tutti domenicani, si alternano tra celebrazioni all’altare, confessioni e benedizione delle rose».

A proposito di Santa Rita da Cascia: il marito, un uomo violento, si convertì perché colpito dalla tenerezza cristiana della moglie.
«Sì. Paolo, il marito della Santa, era violento e prepotente. Fu lui a chiederla in sposa mentre lei aveva solo il desiderio di consacrarsi al Signore. Riuscì ad averla perché la gente di Cascia lo chiese nella speranza che questo giovane accanto a una ragazza così virtuosa si ammansisse. Cosa che avvenne perché Rita, sempre più conformata ai sentimenti di Gesù in croce, riuscì a toccare il cuore di Paolo portandolo a conversione. Nel frattempo però i suoi antichi avversari, approfittando del suo cambiamento, gli tesero un’imboscata e lo uccisero. Poco dopo morirono anche i due figli. Così, a 30 anni, Santa Rita fu in condizione di soddisfare il suo mai assopito desiderio di consacrarsi a Dio. La sua entrata in monastero fu accompagnata da eventi miracolosi e per questo, e anche per altri fatti prodigiosi, Santa Rita fin dall’inizio venne venerata come Santa dei sacri impossibili e disperati».

E la benedizione delle rose come è legata a Santa Rita?
«Una sua parente, che era andata a trovarla nell’inverno antecedente alla morte, le chiese se desiderava qualcosa. Santa Rita rispose che avrebbe gradito una rosa del suo giardino, cosa impossibile in quel gennaio tutto coperto di neve. Ma la parente, tornando a casa, vide emergere dalla neve una rosa bella e freschissima. La portò subito alla cugina e questa rosa divenne l’emblema della devozione alla Santa, per la cui intercessione tanti casi impossibili o disperati trovano la loro felice conclusione».

In questo momento difficile, in cui molte coppie decidono di lasciarsi, cosa può trasmettere la vita di Santa Rita da Cascia?
«La speranza che con l’aiuto di Dio e con l’imitazione di Gesù in croce di cui Santa Rita fu “l’ammirabile sposa”, tutto possa tornare nella normalità e volgersi al meglio per il bene di tutti».

Alessandro M. Capra

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