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Dall’Assemblea diocesana alla vita di tutti i giorni – Perseveranti nella Comunione

Relatore: Emanuela Guerci 51 anni, in cerca di lavoro. Parrocchia S. Maria (Castellazzo B.) e Rinnovamento nello Spirito

«Bisognerebbe attingere all’esperienza dei mo menti per creare comunità. E’ più facile servire che fare comunità. E’ più facile servire che entrare in una relazione con l’altro, mettendosi in gioco. E’ la fatica di riconoscersi famiglia. Il servizio deve essere considerato il frutto della comunione, non un mezzo per fare comunione».

Hai avvertito chiarezza, o qualche difficoltà di comprensione?
«È stato molto chiaro, e lo testimoniano le domande e le condivisioni che sono state molto “accese”».

Quanto è difficile per le persone raccontatore la propria esperienza? E per te?
«Non ho riscontrato difficoltà. Mi ha stupito molto il ringraziamento finale che c’è stato al nostro tavolo, l’ho trovato molto naturale. Tra noi è nato un bel rapporto fraterno».

Se tu dovessi individuare, tra le varie riflessioni che hai ascoltato, un punto da approfondire, quale indicheresti?
«Due punti. Il primo è la preghiera per i defunti. L’agganciare la vita del defunto ricordando la sua esistenza è un momento di grande comunione. Il secondo è la riflessione fatta sui conflitti nelle parrocchie. Una comunità può guarire dai conflitti “uscendo fuori” attraverso l’evangelizzazione e le testimonianze».

Quali conclusioni hai tratto, dopo l’Assemblea?
«Al termine dell’Assemblea ho notato che si parla più in modo spirituale, non solo in modo organizzativo. C’è uno sguardo rivolto più a Gesù e non solo alla propria parrocchia».

Perché ti sei impegnata in questo compito?
«È un incarico che ho ricevuto ed è stato una grande possibilità di lavorare nel regno di Dio. Anche se questo incarico arriva dall’uomo, credo sia una chiamata del Signore. E io ho voluto dire di sì».

Che cosa ti ha dato, umanamente?
«Rispetto allo scorso anno, mi ha trasmesso molta gioia».

Ritornando al tema che ti è stato affidato: come te lo senti addosso? E’ un po’ più “tua”, questa perseveranza?
«Dopo questa esperienza sento una grande responsabilità, che non dipende solo dai sacerdoti, ma da tutti. D’altra parte chi ci vede, ci giudicherà in base a quanto noi sappiamo amarci e stare insieme».

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