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Favor Debitoris – La legge della “Roba”

Nel 1880 il grande scrittore Giovanni Verga pubblica un racconto breve: “La Roba”. Narra di Mazzarò che per la sua avarizia, per la sua aridità di sentimenti, per la sua brutalità nei confronti dei dipendenti, per la disumanità verso i fittavoli rovinati dalla sua avarizia di usuraio, diventa ricchissimo. Per il protagonista l’unico valore è la “roba”: non forma una famiglia, non gli interessa lasciare qualcosa alle generazioni che seguiranno, anzi, quando sta per morire si dispera e vuole che la sua “roba” muoia con lui: «Sicché quando gli dissero che era tempo di lasciare la sua roba, per pensare all’anima, uscì nel cortile come un pazzo, barcollando, e andava ammazzando a colpi di bastone le sue anitre e i suoi tacchini, e strillava: roba mia, vientene con me!». Ebbene, 136 anni dopo viene approvata in Parlamento la legge 119/2016. Chiunque l’abbia scritta, lo spirito della legge è quello di Mazzarò. Al fine di rendere maggiormente appetibili le case di famiglia, in cui la presenza di bambini o anziani potrebbe allontanare qualche acquirente, il giudice dell’esecuzione può disporre sin da subito la liberazione dell’immobile pignorato ai sensi dell’art. 560 c.p.c. Per i redivivi Mazzarò lo scopo dell’ordine di liberazione è quindi quello di assicurare la migliore valorizzazione dell’immobile sul mercato. Le condizioni di mercato di un bene immobile mutano significativamente tra l’ipotesi di un bene venduto giuridicamente libero, ma occupato di fatto, e l’ipotesi di un bene posto in vendita libero da persone e cose. Per chi ama solo la “roba”, nel primo caso si riducono radicalmente il numero e la qualità dei potenziali acquirenti e il prezzo realizzabile. Decine di migliaia di famiglie con decine di migliaia di figli piccoli o adolescenti sono stati sloggiati dalla loro casa. Il giudice dell’esecuzione immobiliare ha il potere-dovere di dettare al custode le disposizioni per rendere più appetibile la “roba”. Ai creditori interessa solo il valore della “roba”: la famiglia può sfasciarsi, il seme della violenza subita germinare per decenni, ma la “roba” è sacra. Chissà se i creditori, si porteranno “la roba” nella tomba o come Mazzarò strilleranno: «Roba mia, vientene con me!». Non solo: non c’è un giudice terzo a cui la famiglia può far valutare l’ordine di sloggio. Il giudice dell’esecuzione decide sui ricorsi realizzando il sogno di ogni autocrate, emette un’ordinanza e giudica il valore delle opposizioni a tale ordinanza, respingendone il 99,99%. Questa norma, oltre a essere incostituzionale, ha fortemente contribuito a deprimere il valore delle abitazioni, togliendo ogni difesa alle famiglie e, come risulta dai dati delle esecuzioni sulle case di famiglia del 2017, facendo guadagnare agli speculatori più di quanto recuperino le banche. Andrebbe abolita per ristabilire un minimo di equilibrio fra creditori e debitori. Per segnalazioni o richieste di aiuto: segreteria.favordebitoris@ gmail.com.

Giovanni Pastore

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