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Con cuore di pastori

L’ordinazione di due nuovi preti, per due preti non vecchi ma almeno di “seconda mano”, è l’occasione per ripercorrere il cammino fatto, in esperienze e comunità diverse. Come ha ricordato papa Francesco ai presbiteri durante il loro giubileo (3 giugno 2016) ogni tanto è utile tornare al cuore, cioè all’interiorità, alle radici, al nucleo degli affetti e delle scelte di vita. E proprio ai preti Francesco consigliava di rivolgere lo sguardo a due cuori: il Cuore di Gesù Buon Pastore e il nostro cuore di consacrati. Questa immagine vogliamo affidare a frà Daniele e a don Giovanni, che svolge il suo servizio pastorale nella nostra parrocchia della Madonna del Suffragio. Il Cuore del Buon Pastore, dice il papa, “non è soltanto il Cuore che ha misericordia di noi, ma è la misericordia stessa. Lì risplende l’amore del Padre; lì mi sento sicuro di essere accolto e compreso come sono; lì, con tutti i miei limiti e i miei peccati, posso gustare la certezza di essere scelto e amato”. Guardando al Signore, alla sua vita e alla sua Parola, ci ricordiamo del “primo amore”: ritroviamo la memoria di quando il Signore ci ha toccato nell’animo e ci ha chiamati a seguirlo. Sabato 2 giugno noi sperimenteremo ancora una volta la gioia di aver gettato le reti della nostra vita sulla sua Parola (cfr. Lc 5,5) e pregheremo perché la fedeltà a quell’impegno sia sempre vera per Giovanni e Daniele. C’è una similitudine straordinaria, quella della bussola, che Francesco usa per definire il senso della vita di Cristo: “il suo Cuore di Buon Pastore è tutto proteso verso di noi, polarizzato come una bussola specialmente verso chi è più distante; lì punta ostinatamente l’ago della sua bussola, lì rivela una debolezza d’amore particolare, perché desidera raggiungere tutti e non perdere nessuno”. Che grande impegno esprimono queste parole, se anche solo proviamo ad essere un pallidissimo riflesso di quel Buon Pastore! Perché è vero, il nostro ministero è sempre pieno di molte iniziative (preparatevi!), che ci espongono su tanti fronti: dalla liturgia alla catechesi, dalla carità agli impegni pastorali e persino amministrativi. In mezzo a tante attività rimane la domanda scomoda: dove punta il nostro cuore? Ci viene in mente la richiesta che facciamo in una colletta della Liturgia: “O Dio, concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi, e di desiderare ciò che prometti, perché nelle vicende di questo mondo, i nostri cuori rimangano fissi là dove si trova la vera gioia”. Perché, ci ricorda ancora il papa, “anche il cuore dei pastori di Cristo deve conoscere solo due direzioni: il Signore e il suo popolo”. Il cuore di chi segue il Signore dovrebbe essere un cuore riempito di Lui; per questo un consacrato non guarda più a sé stesso – diciamo non dovrebbe guardare a sé stesso – ma è rivolto a Dio e ai fratelli. Mentre troppo spesso noi ci lasciamo attrarre dalla moda del momento o andiamo in cerca di consensi e piccole soddisfazioni. La parola di papa Francesco a volte è molto esigente, come quando scrive che “il Buon pastore non si fa pagare gli straordinari. Non rimanda la ricerca, non pensa “oggi ho già fatto il mio dovere, e casomai me ne occuperò domani”, ma si mette subito all’opera; il suo cuore è inquieto finché non ritrova l’unica pecora smarrita” o quando aggiunge che il prete “con sguardo amorevole e cuore di padre accoglie, include e, quando deve correggere, è sempre per avvicinare, per guidare sulla buona strada; non disprezza nessuno, ma per tutti è pronto a sporcarsi le mani. Il Buon Pastore non conosce i guanti. Ministro della comunione che celebra e che vive, non si aspetta i saluti e i complimenti degli altri, ma per primo offre la mano, rifiutando i pettegolezzi, i giudizi e i veleni”. Ma non vorremmo scoraggiare troppo i nuovi arrivati… Quindi forza! Il compito è grande ma le forze sono giovani! Ai due nuovi preti auguriamo un cuore saldo nel Signore, un po’ simile al Suo, sempre aperto e sempre disponibile ai fratelli.

don Gian Paolo
e don Stefano

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