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L’8xmille per la formazione dei catechisti

Don Vittorio Gatti, 46 anni, oltre a essere Vicario generale della diocesi di Alessandria è direttore del Servizio Diocesano per la Catechesi dal 2005.

Di che cosa si occupa il tuo ufficio pastorale?
«Promuove e coadiuva le comunità cristiane nell’opera di annuncio e di educazione alla fede. Si tratta di un campo assai vasto, praticamente coestensivo a tutto l’agire ecclesiale. Non si limita, cioè, al ‘catechismo’ nella accezione consueta del termine, legata a percorsi rivolti a ragazzi in età scolare. Concretamente l’ufficio cerca di mettere in collegamento i catechisti della diocesi, offrendo momenti di incontro e formazione».

Quante persone ci lavorano?
«Una decina di volontari collabora nella elaborazione dei percorsi formativi e nel mantenere viva la rete di relazioni con le diverse comunità. E’ molto importante il contatto con l’Ufficio catechistico regionale e quello nazionale, grazie ai quali in questi anni gli stessi operatori della nostra diocesi hanno potuto partecipare a proposte di formazione di alto livello».

Quali attività si svolgono durante l’anno?
«A livello diocesano, ogni anno si svolge un incontro dei catechisti, solitamente legato alla festa della Chiesa locale e alla celebrazione del mandato ai catechisti. Inoltre vengono attivati annualmente alcuni percorsi formativi: i corsi per Operatori pastorali, con approfondimenti sul testo biblico o su temi teologici e pastorali; e i Laboratori, con un approccio formativo non frontale, su tematiche legate più strettamente alle proposte catechistiche parrocchiali per giovani e adulti. I volontari collaborano con altri uffici pastorali e con le singole comunità parrocchiali in momenti formativi più mirati».

Come viene utilizzato l’8xmille?
«Il contributo permette di affrontare anzitutto le spese per la formazione dei volontari che operano all’interno dell’uffi cio: per esempio, con la partecipazione ai convegni nazionali e ai Master per formatori attivati dall’ufficio regionale. Inoltre i fondi erogati sono utilizzati per le spese negli incontri diocesani e nei corsi per operatori».

Attività in programma, da qui in avanti?
«Alcune attività sono ormai entrate nella consuetudine delle proposte diocesane. Si vorrebbe riprendere un collegamento più stretto con i catechisti delle parrocchie in cui monsignor Vescovo svolge la visita pastorale. C sono anche settori importanti della pastorale che richiedono un’attenzione nell’ambito catechetico e in cui occorre un approfondimento nella formazione, come l’accompagnamento nella fede delle persone disabili e le proposte di riscoperta della vita cristiana rivolte a giovani adulti: per esempio, in occasione della preparazione al Matrimonio oppure alla richiesta del Battesimo per i figli».

Un appello ai fedeli?
«Fondamentalmente, di essere consapevoli che la catechesi non è un settore per specialisti all’interno della comunità; quindi l’invito a essere attenti a quanto la propria parrocchia propone sia per i primi passi nella fede, sia per l’approfondimento del mistero cristiano. Insomma, tutta la comunità dovrebbe sentire il compito di evangelizzare… ed evangelizzarsi!».

E un appello agli altri uffici pastorali?
«A continuare e incrementare i momenti di collaborazione, già sperimentati con alcuni: in particolare per la possibilità di aiutare i vari settori della pastorale a sviluppare le possibilità di annuncio ed evangelizzazione».

Tu perché lo fai?
«È un incarico assegnato da monsignor Vescovo. Personalmente credo che la catechesi oggi stia davvero vivendo una sfida: non è più possibile affidarsi a modelli tradizionali, debitori di una società cristiana che è sempre più evanescente; si tratta invece di cogliere le possibilità di annuncio del Vangelo nella concretezza della vita delle persone, di un annuncio che sia evangelico anche nelle modalità, ovvero che parta dalla libertà di accoglienza e adesione e alla libertà cristiana sia indirizzato».

Andrea Antonuccio

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