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La Testa e la Pancia… In Russia – Il calcio e la politica

Nel mondo di oggi molte cose vanno alla rovescia e il calcio ne è un fulgido esempio: eh sì, perché se un tempo il calcio era considerato pura evasione, decisamente scevro dalle seriose vicende istituzionali del mondo, oggi accade esattamente il contrario e lo sport pedatorio, con le sue star e i suoi riflettori, ha fatto breccia nella popolarità degli appassionati ancor più dei vari Statisti. La conseguenza è che, ai giorni nostri, il calcio non è più relegato al ruolo di brutto anatroccolo nell’ambito dei fenomeni sociali ma è anzi una tigre da cavalcare per alimentare il proprio successo e la propria popolarità e, quel che più conta, farsi vedere vicini ai bisogni ed alle necessità dei cittadini (o dei sudditi). Ecco quindi che in questo particolare Mondiale russo – un Mondiale di lustrini, paillettes e miliardi a pioggia – i capi di Stato corrono ad indossare le casacche delle proprie nazionali per conquistare credibilità e successo anche oltre i patrii confini. Putin, sotto questo profilo, ha tutto l’interesse a mostrarsi splendido affabile e civilissimo padrone di una grande ed efficientissima casa mentre il Brasile ha bisogno di recuperare la credibilità perduta dagli scandali politici interni che hanno portato persino all’arresto di un ex Presidente della Repubblica e la Germania deve confermare di essere più che mai über alles. Alle ciniche considerazioni di poc’anzi potremmo anche aggiungere una nota romantica tenuto conto del fatto che la globalizzazione, avida e spietata, sta cancellando tutte le differenze tra persone e stili di vita e quindi, a parte le bellezze della natura e dell’arte che ancora distinguono i quattro angoli del globo, la bandiera resta uno degli elementi di differenziazione, pronta a essere indossata ad arte più che mai in occasione di una kermesse come questa. E forse non è un caso che in tutto questo bailamme, la nostra cara vecchia Italia, alle prese con le necessità di governarsi (attività tutt’altro che semplice e tutt’altro che scontata nel risultato) dopo più di cinquant’anni se ne resti alla finestra..

Silvio Bolloli

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