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Chiedilo a noi – 8xmille per le “opere segno”

Massaro, di cosa si occupa l’associazione Opere di giustizia e carità?
«L’associazione è una Onlus nata nell’ottobre del 2003. Da allora, su incarico della Caritas Diocesana, gestisce le cosiddette “opere segno”, ne cura l’organizzazione, ne garantisce il funzionamento e assicura il personale necessario».

Chi ne fa parte?
«Ha 10 dipendenti, 9 tirocini/borse lavoro e una trentina di volontari. La gestione è affidata a un consiglio direttivo di 5 persone che affianca il presidente. Nell’anno sono convocate almeno 3 assemblee plenarie per la condivisione degli obiettivi e per l’approvazione del bilancio. L’associazione inoltre garantisce ai dipendenti e ai volontari i percorsi formativi necessari ad accrescere la loro preparazione professionale e valoriale. Ovviamente il numero di volontari che “girano” intorno al mondo Caritas è superiore a quelli formalmente iscritti. Penso alle esperienze delle Caritas parrocchiali e a coloro che senza appartenenze specifi che decidono di dedicare parte del proprio tempo libero nelle nostre attività».

In che modo collaborate con la Caritas?
«Diciamo che siamo le facce di una medesima medaglia con ruoli però diversi e complementari. Mentre la Caritas è un organismo pastorale istituito dal Vescovo, al fine di promuovere la testimonianza della carità nella comunità ecclesiale diocesana, l’associazione ne costituisce il “braccio operativo”. Ha la personalità giuridica necessaria per assumere personale, stipulare convenzioni con enti pubblici e privati, e così via. A conferma dell’assoluta vicinanza e specularità tra le due realtà il Direttore della Caritas è anche membro del consiglio direttivo dell’associazione».

Quali sono le “opere segno” dell’Associazione?
«Le “opere segno” gestite dall’Associazione sono diverse e nate via via negli anni grazie anche al lavoro di coloro che mi hanno preceduto in questo incarico. Marcello Ferralasco e Marco Santi infatti hanno garantito almeno dal 2003 fino all’anno scorso la continuità gestionale delle attività e ora, da semplici soci dell’Associazione, continuano a dare il loro contributo d’esperienza. Attualmente le opere gestite sono: la mensa “Tavola Amica” aperta a pranzo per 365 giorni l’anno e a cena tutte le domeniche; i due dormitori, maschile e femminile, aperti anch’essi tutto l’anno. L’associazione ha inoltre in gestione 5 alloggi in housing sociale, il servizio di guardaroba, il servizio docce, il progetto “Orti solidali”, ossia 78 lotti di terreno nella zona Forte Acqui assegnati a soggetti in stato di disagio economico per la coltivazione di ortaggi per uso familiare. Sempre l’associazione, su mandato del Cissaca, gestisce la “Casa delle donne” che offre accoglienza a medio periodo per donne, con o senza minori, vittime di violenza o che hanno perso l’abitazione per separazione o sfratto; dall’autunno scorso l’associazione ha avviato, grazie al contributo volontario di un gruppo di medici e dentisti, l’ambulatorio “Nessuno escluso” dove si offrono prestazioni di medicina generica, ginecologica e odontoiatrica. Cuore di tutta l’attività è il Centro di Ascolto, sito nei locali della Caritas, dove quotidianamente vengono accolte e ascoltate le persone in stato di disagio e che costituisce il primo filtro per tutti i servizi».

Chi aiutate di più?
«Oggi con le nostre attività diamo risposte a tutti coloro che, italiani e non, si rivolgono a noi. L’Associazione opera quotidianamente salvaguardando una doppia fedeltà: al Vangelo e alla Costituzione. Il Samaritano non fa domande al malcapitato incontrato sul ciglio della strada: si abbassa e se ne prende cura. Parimenti l’articolo 3 della Costituzione ci impegna a riconoscere che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Laddove c’è una persona che soffre cerchiamo di essere presenti per dare una risposta, magari insufficiente, ma comunque generosa. In sintesi, vogliamo contribuire a combattere la povertà e non i poveri e denunciare tutte le cause strutturali che generano differenze sociali insopportabili».

Cosa emerge dai dati del report 2017?
«Emerge una lieve diminuzione dei cosiddetti “nuovi poveri”, dovuta probabilmente all’aiuto garantito dalla nuove forme pubbliche di sostegno al reddito, all’affievolirsi delle conseguenze della crisi economica del 2008 e anche da una maggiore propensione alla mobilità delle persone che tendono a spostarsi verso altre città o nazioni alla ricerca di migliori opportunità. Preoccupanti sono la bassa scolarizzazione diffusa tra le persone che accedono ai nostri servizi, un sensibile peggioramento della condizione abitativa con la crescita dei “senza fi ssa dimora” e la cronicizzazione di alcune situazioni che, nonostante gli aiuti, non riescono a emergere da una situazione di fragilità».

L’associazione da chi ricevete i contributi che garantiscono l’operatività dei vari servizi?
«A fronte di un risultato economico d’esercizio che negli anni si è attestato intorno ai 380.000 euro, un buon 30 percento è garantito dalla Diocesi attraverso i fondi dell’8xmille, il resto dal Comune di Alessandria, dall’Amministrazione Provinciale, dal Cissaca, dalle banche e dalle Fondazioni, dalla Caritas Italiana, dalle parrocchie e dalle donazioni di privati. Attorno alla Caritas e all’Associazione si è poi nel tempo costituita una rete di partner, collaboratori e sostenitori che generosamente contribuiscono a dare continuità alla nostra attività. Ovviamente a tutti coloro che con i loro contributi garantiscono l’operatività dei nostri servizi va il nostro sentito ringraziamento».

Andrea Antonuccio

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