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Papa Francesco: «La meditazione del sacrificio di Cristo ci fa compiere opere di misericordia»

Discorso del Santo Padre Francesco ai partecipanti all’incontro promosso dalle famiglie del Preziosissimo Sangue

Cari fratelli e sorelle, alla vigilia del mese di luglio, in cui la pietà cristiana si rivolge in modo speciale al Sangue di Cristo, sono lieto di incontrare le Società di Vita apostolica e gli Istituti religiosi maschili e femminili, con le rispettive aggregazioni laicali, che si ispirano alla spiritualità del Sangue di Gesù. Vi saluto tutti con affetto e ringrazio padre Terenzio Pastore e suor Nicla Spezzati per le parole con cui hanno introdotto questo incontro, promosso dall’Unione Sanguis Christi. Fin dagli inizi del Cristianesimo, il mistero d’amore del Sangue di Cristo ha affascinato tante persone. Anche i vostri Santi Fondatori e Fondatrici hanno coltivato questa devozione, ponendola alla base delle vostre Costituzioni, perché hanno compreso nella luce della fede che il Sangue di Cristo è fonte di salvezza per il mondo. Dio ha scelto il segno del sangue, perché nessun altro segno è così eloquente per esprimere l’amore supremo della vita donata agli altri. Questa donazione si ripete in ogni celebrazione eucaristica, nella quale si rende presente, insieme col Corpo di Cristo, il suo Sangue prezioso, il Sangue della nuova ed eterna Alleanza, versato per tutti in remissione dei peccati (cfr Mt 26,27). La meditazione del sacrificio di Cristo ci induce a compiere opere di misericordia, donando la nostra vita per Dio e i fratelli senza risparmio. La meditazione del mistero del Sangue di Cristo versato sulla croce per la nostra redenzione, ci spinge, in particolare, verso quanti potrebbero essere curati nelle loro sofferenze morali e fisiche e sono invece lasciati languire ai margini di una società del consumo e dell’indifferenza. […] Il coraggio della verità. È importante essere persone coraggiose, costruire comunità coraggiose che non hanno paura di schierarsi per affermare i valori del Vangelo e la verità sul mondo e sull’uomo. Si tratta di parlare chiaro e non voltare la faccia dall’altra parte di fronte agli attacchi al valore della vita umana dal concepimento al suo naturale tramonto, di fronte alla dignità della persona umana, di fronte ai mali sociali, di fronte alle varie forme di povertà. La testimonianza dei discepoli di Gesù è chiamata a toccare la vita delle parrocchie e dei quartieri, a non lasciare indifferenti ma a incidere, trasformando i cuori e la vita delle persone. Il secondo aspetto è l’attenzione a tutti, specialmente ai lontani. Nella vostra missione siete chiamati ad arrivare a tutti, a farvi capire da tutti, ad essere cioè “popolari” usando un linguaggio grazie al quale tutti possano comprendere il messaggio del Vangelo. I destinatari dell’amore e della bontà di Gesù sono tutti: i vicini, ma soprattutto i lontani. Pertanto, occorre individuare le forme più adatte per riuscire ad avvicinare una molteplicità di persone nelle case, negli ambienti sociali e nella strada. Per fare questo, avete davanti l’esempio di Gesù e dei discepoli che camminavano per le strade della Palestina annunciando il Regno di Dio con tanti segni di guarigione che confermavano la Parola. Sforzatevi di essere immagine di una Chiesa che cammina per strada, fra la gente, anche rischiando in prima persona, condividendo gioie e fatiche di quanti incontrate. Il terzo aspetto che suggerisco per la vostra testimonianza è la capacità di affascinare e comunicare. Essa è finalizzata specialmente alla predicazione, alla catechesi, agli itinerari di approfondimento della Parola di Dio. Si tratta di suscitare un coinvolgimento sempre maggiore per offrire e far gustare i contenuti della fede cristiana, sollecitando a una vita nuova in Cristo. Il Vangelo e lo Spirito Santo suscitano parole e gesti che fanno ardere i cuori e li aiutano ad aprirsi a Dio e al prossimo. Per questo ministero della Parola, si può trarre ispirazione dall’atteggiamento con cui Gesù dialogava con la gente per rivelare il suo mistero a tutti, per affascinare la gente comune con insegnamenti elevati ed esigenti. La forza di questo atteggiamento si nasconde «in quello sguardo di Gesù verso il popolo, al di là delle sue debolezze e cadute: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno” (Lc 12,32)» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 141). Imitando lo stile con cui Gesù predicava, ci aiuta ad accostare gli altri facendo loro percepire la tenerezza di Dio. Credo che viviamo un tempo nel quale è necessario portare avanti la rivoluzione della tenerezza. […] Cari fratelli e sorelle, è in Cristo che si trova il principio sicuro della nostra esistenza: è Lui la nostra fondamentale e definitiva speranza. Nel cammino delle vostre comunità, la priorità vada alla preghiera, all’ascolto della Parola di Dio, alla contemplazione, e alla docile obbedienza alla voce dello Spirito Santo.

Aula Paolo VI Sabato, 30 giugno 2018

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