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La Testa e la Pancia… In Russia – Francia o non Francia Viva il calcio!

E così alla fine l’hanno spuntata gli odiati cugini transalpini: sì, devo confessare che dopo l’eliminazione dell’Uruguay (per cui un po’ di tifo lo facevo) e della semi-proletaria Russia, speravo che ad alzare la coppa più importante del mondo per le squadre nazionali fosse il capitano di una compagine che era ancora vergine di cotanto successo e invece, esattamente 20 anni dopo il trionfo della banda Zidane, è toccato ancora ai galletti imporsi. Comunque sia, resta un dato fondamentale: questa competizione ha segnato il trionfo dello sport e della bellezza del calcio rispetto alle scommesse, al doping, al potere delle lobby e agli insensati ingaggi. Perché? È presto detto: le nazionali che ospitano i campionati più importanti, cioè a dire Spagna, Germania, Inghilterra e Italia non sono nemmeno arrivate in semi-finale (l’Italia non è nemmeno salita sull’aereo per la Russia), mentre le terre fucine dei campioni più celebrati, come Brasile e argentina, se ne sono a loro volta ritornate con le pive nel sacco. Neymar, l’uomo da 333 milioni di euro, è stato bollato come comune cascatore e messi e Ronaldo sono quasi stati a guardare (anche se il secondo, perlomeno, ci ha provato).  Insomma, alla fine, ci siamo ritrovati una Francia che, nonostante avesse già vinto un mondiale e un europeo negli ultimi vent’anni, i suoi migliori campioni continua a esportarli all’estero e una Croazia vergine di successi a livello continentale e planetario che ha comunque saputo esprimere una generazione di uomini formidabili: dal genio Modrić al gladiatore Mandžukić, al celebrato Rakitić (a dire il vero un po’ deludente in finale), ai fondamentali Brozović e Perisic. L’abbiamo detto e lo ripetiamo: è bello pensare che il talento non segue i grandi crocevia degli sponsor e del denaro ma bacia un po’ a caso e, finché questo talento sarà premiato, questo sarà sempre uno sport che varrà la pena seguire e per il quale non sarà stato inutile appassionarsi. Resta un po’ di amaro in bocca per una generazione croata anagraficamente destinata a non vedere più la gloria ma che comunque ha saputo giocare, anche in finale, un calcio migliore rispetto a quello della Francia e, sia pure con qualche malinconia, si è guadagnata la piazza d’onore. Chi vivrà, dunque, vedrà.

Silvio Bolloli

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