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Testimoni di Fede – Quella presenza feconda

Lunedì 6 agosto l’intera comunità alessandrina ha salutato don Giampiero Armano con una celebrazione nella sua chiesa di S. Paolo.
Nato nel 1940, era stato ordinato prete il 29 giugno 1963 prestando il suo servizio prima alla parrocchia del Suffragio e poi in cattedrale.
L’incontro fondamentale della sua vita avvenne successivamente con la comunità San Paolo, esperienza iniziata intorno al 1969 da don Maurilio Guasco, don Giorgio Guala e don Guido Ottria nel nuovo quartiere Europa. Per oltre quarant’anni Giampiero ha condiviso la responsabilità di quel cammino fecondo, che ha portato alla crescita umana e di fede di diverse generazioni.
In molti in questi giorni hanno ricordato il suo impegno ecclesiale e civile, presso il circolo La Casetta ed altre associazioni, sempre coniugato con la passione dell’educatore che ogni anno vedeva crescere il numero dei giovani che lo seguivano in montagna, prima a Valtournenche e poi per lunghi anni a Gressoney.
Docente appassionato e stimato, specialmente all’Istituto magistrale “Saluzzo”, dopo il suo pensionamento non aveva interrotto le attività, ma anzi aveva moltiplicato i suoi impegni, come prete e come educatore, rendendosi disponibile presso le parrocchie dove mancavano preti e presso il carcere di S. Michele.
Ma è soprattutto noto a tutti, in questi ultimi anni, il suo impegno a mantenere viva la memoria della barbarie delle stragi naziste, specialmente quella vicina a noi della Benedicta, della cui associazione era presidente. Era un impegno instancabile il suo, rivolto specialmente agli studenti delle scuole superiori, ai quali proponeva percorsi approfonditi su quel periodo, attraverso documenti, filmati e visite guidate.
Per sua volontà la celebrazione delle esequie è stata molto semplice, secondo le sue parole: “improntata alla riflessione sulla speranza e sulla risurrezione”, con la richiesta poi di essere sepolto presso il cimitero di Capanne di Marcarolo, nel comune di Bosio, “territorio reso sacro dal sangue dei resistenti al nazifascismo nell’eccidio della Benedicta agli inizi dell’aprile 1944”.
Don Giampiero ha lasciato poi scritta la richiesta al celebrante di non tenere la consueta omelia ma di lasciare lo spazio per l’ascolto della cantata di Bach “Vieni, dolce morte”. Si tratta quasi di una professione di fede in musica e parole che Giampiero affida a tutti: “Desidero ritrovarmi presto con Cristo. Il mio desiderio è abbracciare il Salvatore ed essere presto con Cristo. Sebbene in polvere e cenere mi ridurrà un giorno la morte, il puro splendore della mia anima brillerà come quello degli angeli. L’unico conforto che posso avere è di morire tra le braccia di Gesù: è il mio dolce sonno. La fredda tomba sarà ricoperta di rose finchè Gesù non verrà a svegliarmi, finchè il suo gregge non sarà condotto ai dolci pascoli della vita, e la morte non mi separi più da lui. Arriva dunque, gioioso giorno di morte, suona dunque, ultima ora! Gesù, vieni a prendermi! Che sia la mia ultima parola”.

 

Stefano Tessaglia

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