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Una Chiesa giovane è una Chiesa viva – Luigi Ballerini: La questione è la stima nei confronti dei giovani

Luigi Ballerini, medico, psicoanalista e scrittore per ragazzi, è un volto conosciuto ad Alessandria. Il 16 maggio scorso ha infatti presentato agli insegnanti di religione, nella parrocchia del Cuore Immacolato, il suo ultimo libro “Né dinosauri né ingenui. Educare i figli nell’era digitale”, edizioni San Paolo. Ha partecipato anche lui all’incontro del Papa con i giovani a Roma.

Ballerini, la nostra società sembra che non sappia più educare. Tutti parlano di educazione, ma poi pochi se ne occupano. Lei che ne pensa?
«È vero, di fatto i giovani non interessano quasi a nessuno, se non come categorie di marketing in quanto consumatori. Direi di più, i giovani non piacciono agli adulti. Fatichiamo a capirne gli slanci, ci irritano i loro errori, non sappiamo cogliere le provocazioni che ci fanno. Abbiamo tante aspettative su di loro, ma sono preconfezionate, a prescindere da come sono veramente loro, dai loro desideri, passioni, inclinazioni. Fissati a volerli come abbiamo deciso noi, ci perdiamo tutta la loro grandezza e potenzialità».

Lei si occupa anche professionalmente di ragazzi e giovani. Quali sono, a suo parere, le caratteristiche distintive dei giovani di oggi?
«Ritengo che quella di oggi sia la generazione più controllata e più abbandonata di tutti i tempi. I ragazzi di oggi, rispetto a quelli del passato, sono ipercontrollati, noi adulti dobbiamo sempre sapere dove sono e cosa fanno, li dotiamo presto di cellulare proprio perché siano sempre e immediatamente rintracciabili. Monitorati in tempo reale. Questo non significa però che siano accompagnati nel loro diventare grandi. Spesso non li vediamo e non li ascoltiamo nemmeno. Ci lamentiamo che non ci parlano più, ma dovremmo chiederci come trattiamo le loro parole? Le sappiamo raccogliere? Sappiamo correggere senza mortificare? Sappiamo accettare strade buone che hanno scelto anche se sono diverse da quelle che avevamo preventivato?».

Quali sono i consigli più importanti da dare agli educatori?
«La questione principale è la stima che nutriamo per loro, anzi meglio: la stima per il loro pensiero. I ragazzi sono meglio di come ce li figuriamo noi, anche meglio di come loro stessi a volte si presentano. Sono dotati di giudizio, di desideri, di voglia di incidere nel reale, di lasciare il segno, di fare la differenza nel mondo. Pensano a come stare bene con gli altri e come far star bene gli altri. Questa dotazione resta sempre, anche nelle situazioni più difficili o già compromesse. Stare con loro da adulti significa partire da questo punto positivo e accettare la sfida che pongono al nostro cinismo, al nostro sapere già tutto. Per molti di noi, i figli, i più giovani, rappresentano l’ultima possibilità di correzione, perché quando qualcosa non va stiamo pure certi che lo ce lo segnaleranno. Magari in modo maldestro, ma lo faranno. A noi raccogliere la questione, dentro la prospettiva di una correzione reciproca».

Angelo Teruzzi

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