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La Testa e la Pancia – Squadra media: l’uomo in più dev’essere il Mister

Si parla molto di moduli di gioco: meglio il 4-3-3 o il 3-5-2 o, perché no, il 3-4-1-2, con Bellazzini libero di svariare dietro le punte (anche se, a dire il vero, domenica scorsa non è che abbia svariato così tanto)?
La realtà di queste prime tre partite di campionato, a cui pare doveroso aggiungere anche qualche valutazione delle esibizioni – ufficiali e non – in pre-campionato, è una ed una sola, che magari la pancia non amerà sentire ma a fronte della quale la testa non può ingannarsi: l’Alessandria è una formazione di medio livello, anzi, vogliamo essere ancora più severi, l’Alessandria è una formazione di medio livello, nella migliore delle ipotesi.
Una su tutte può valere la considerazione dell’allenatore della Lucchese Favarin che, abbandonati i diplomatici panni da sala stampa della sua prima dichiarazione “l’Alessandria è una squadra di qualità”, ha candidamente ammesso che “l’Alessandria dell’anno scorso era un’altra cosa”.
E potremmo sinceramente dire che anche l’Alessandria delle passate annate era un’altra cosa rispetto a quella di quest’anno, una formazione con giovani fisicamente tonici e dai piedi buoni ma probabilmente priva di autentici campioni.
Anche domenica scorsa ha ribadito questo leitmotiv, con poche individualità in grado di emergere sul gruppo, quali quella di Prestia in difesa, di Gatto (peraltro un “vecchio”) a centrocampo e di Santini in attacco e, perché no, anche di Cucchietti in porta ma poi, altri nomi che possano aver fatto battere il cuore anche solo occasionalmente, non ce ne vengono proprio in mente.
Dobbiamo fasciarsi la testa? Assolutamente no, perché anche una formazione di gregari può disputare un ottimo campionato quando il mister riesce a motivarli adeguatamente e a trovare quelle giuste alchimie di squadra. Ecco, è proprio questa la nota più importante di questo inizio di stagione: è D’Agostino che deve rivelarsi l’uomo in più di questa Alessandria ed è D’Agostino che può fare spiccare il volo e i suoi uomini.
Ma se D’Agostino non dovesse riuscire a creare questo giusto spirito di squadra e questa indispensabile alchimia, allora il cammino si complicherebbe inevitabilmente molto di più.

Silvio Bolloli

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