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Castellania – “Biennale di poesia” 2018: bilancio positivo

In un’epoca, come la nostra, nella quale spesso dominano l’effimero e l’improvvisato, dare continuità a un’iniziativa costituisce di per sé motivo di merito. Sta qui una delle ragioni che inducono ad apprezzare la “Biennale di poesia di Alessandria”, la cui diciannovesima edizione si è svolta a inizio ottobre a Castellania, nella confortevole e raffinata sede del Centro congressi “Il Borgo”.
Plauso meritato, allora, ad Aldino Leoni, che con Mauro Ferrari ce la propone ormai da anni e permette a nomi noti e meno noti di presentarsi e confrontarsi, in un contesto dove le diverse forme artistiche (non solo poesia, dunque, ma anche prosa e arti figurative) convivono e dialogano tra loro.
Ho potuto partecipare, incoraggiato da mia moglie Barbara, soltanto all’avvio dell’edizione 2018, ma ciò è sufficiente per indurmi a segnalare ai lettori di “Voce” l’iniziativa, in forza della serietà metodologica che la caratterizza, della ricchezza dei contributi presentati, delle opportunità (anche educative, come testimoniato da dirigenti scolastici e insegnanti presenti) che ha offerto.
C’è ancora uno specifico della poesia e dell’esperienza poetica e come può essere pensato e proposto oggi, si è chiesto in apertura Mauro Ferrari, dialogando con Salvatore Ritrovato. La risposta si è mossa su due versanti.
In primo luogo, poesia, al pari di ogni altra espressione artistica e letteraria (ma con una più accentuata caratterizzazione), è un tentativo di rendere il mondo che ci circonda più comprensibile: suddiviso in versi e in piccoli pezzi, parcellizzato, anche la complessità e il caos possono essere espressi e rielaborati.
In secondo luogo, questo tentativo di dare un qualche ordine a un mondo frammentato e spezzettato si presta a essere valutato dal lettore e dall’ascoltatore non più e non tanto secondo il criterio del bello/brutto, ma secondo quello del sincero/insincero, del vero/falso. Finito il tempo in cui si poteva, crocianamente, distinguere tra poesia e non poesia sulla base di una sorta di giudizio di purezza estetica, sono l’originalità e la sincerità dell’ispirazione che vengono in primo piano. Sincerità che include anche una forma di pudore (tutto l’opposto, dunque, dalla spettacolarizzazione del privato) e una “visione” che, a seconda degli autori, può assumere anche venature mistiche.
Purché – e l’avvertimento è decisivo – il poeta abbia nel proprio bagaglio la sufficiente padronanza dei mezzi espressivi, la tecnica del linguaggio e delle forme, così da evitare che la propria fatica e la propria ricerca poetica si riducano a una sorta di sovraesposizione dell’io e di compensazione di frustrazioni reali o presunte.
Sarebbe certamente utile che, nei limiti in cui ciò sia possibile, i promotori della Biennale cercassero di mettere a disposizione di tutti le elaborazioni e i testi presentati a Castellania.

Renato Balduzzi

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