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Alessandria racconta – L’avvocato Giovanni Dossena

Giovanni Dossena nacque ad Alessandria nel 1798 e si dedicò alla professione forense. Fervente patriota, aderì ai moti del 1821. Nelle Memorie storiche di Alessandria, Pietro Civalieri annotava che Dossena: «Fu il capo, e l’anima di questa cospirazione: le adunanze segrete facevansi nella casa detta l’Osterietta sulla via di Val Madonna». Il 10 marzo i rivoluzionari occuparono la Cittadella dove venne issata la bandiera tricolore (probabilmente con i colori verde, rosso e blu). Fu costituita una giunta provvisoria di governo composta dal colonnello della brigata Savoia, Michele Regis, dal suo luogotenente Guglielmo Ansaldi, dal conte Carlo Bianco conte di Saint-Jorioz, luogotenente dei Dragoni del Re, e da Isidoro Palma, capitano della Brigata Genova. Ai militari si aggiunsero il medico Urbano Rattazzi (omonimo e parente del futuro presidente del consiglio), l’impresario stradale Giovanni Appiani e gli avvocati Fortunato Luzzi e Giovanni Dossena. Il comitato sciolse l’amministrazione civica e istituì la nuova municipalità che non teneva conto delle antiche distinzioni di classe.

Nel riordinamento della guardia nazionale, Dossena fu nominato comandante superiore per la città e la provincia di Alessandria. Nonostante si respirasse aria di grande entusiasmo, la situazione era alquanto confusa: Vittorio Emanuele I aveva abdicato in favore del fratello Carlo Felice, il quale però non si trovava a Torino. Carlo Alberto assunse allora la reggenza, concedendo la costituzione di Spagna e liberando i prigionieri. Al contrario, Carlo Felice sconfessò subito il nipote e gli intimò di raggiungere le milizie rimaste fedeli alla corona. Nei primi giorni del mese di aprile, quattromila insurrezionalisti liberali piemontesi giunsero alle porte della città di Novara dove furono facilmente sopraffatti dalle truppe lealiste del generale De La Tour, a cui diedero man forte quindicimila soldati austriaci al comando del generale Bubna.

I ribelli furono costretti a rientrare rovinosamente ad Alessandria inseguiti dall’esercito reazionario. I capi dell’insurrezione, tra cui l’avvocato Giovanni Dossena, consegnarono la città all’amministrazione civica e fuggirono in esilio volontario. Qualche giorno dopo venne formata una regia delegazione per giudicare i sovversivi. Al termine dei lavori, furono comminate ben 97 condanne a morte (di cui soltanto due eseguite) oltre alla confisca dei beni. Il 6 gennaio 1827, all’età di soli 29 anni, Dossena si spense a Barcellona probabilmente anche a causa delle sofferenze fisiche e psicologiche patite per la separazione dai suoi affetti più cari (nell’archivio di Stato si trovano 34 lettere che scrisse al fratello Giuseppe). Una lapide posta all’ingresso della Cittadella ricorda gli insorti che nel 1821 lottarono a fianco di Santorre di Santarosa ovvero morirono con lui in esilio. Alessandria ha dedicato all’avvocato Dossena un’importante via che collega piazza Santo Stefano a piazza Gobetti.

Mauro Remotti

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