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La posta del direttore – Due commenti sull’ultimo editoriale…

Gentile direttore, nel suo editoriale Lei pone l’alternativa “Difendere i valori o proporre l’Essenziale”. Io penso che per un cristiano non ci dovrebbe essere l’alternativa e quindi quell’“o” vada sostituito dall’“e”: cioè proporre l’Essenziale per difendere i Valori! Ma credo che i promotori della mozione “Iniziative per la prevenzione dell’aborto ed il sostegno della maternità” nel Consiglio comunale di Alessandria non si siano posti questo dilemma. Più laicamente si saranno posti la semplice lodevole domanda di cosa fare per cercare di ridurre il numero degli aborti in Italia (dicono 6 milioni in questi ultimi quarant’anni)! Quindi la domanda che ci dobbiamo porre a mio avviso è questa: è bene fornire altre chance alle donne che si trovano in difficoltà nel prendere questa terribile decisione (in merito al proseguimento o meno della gravidanza) oppure si deve lasciare loro l’unica proposta dei consultori pubblici, che sappiamo qual è? C’è qualcuno che ha paura che aiutando le donne nella loro decisione diminuiscano gli aborti in Italia! Il nocciolo della questione è questo: Lei direttore del giornale diocesano che voto darebbe su questa mozione: sarebbe favorevole, indifferente o contrario (considerandolo un argomento “divisivo”)?

Lindo Caprino, Valenza

 

Caro Andrea, poiché sono uno di quelli che ti “hanno chiesto come avresti trattato su Voce la notizia della mozione Locci-Trifoglio” mi sento tirato in causa dal tuo ultimo editoriale e dalla domanda che poni a conclusione delle tue considerazioni: “Concentrarci sull’Essenziale…o difendere i valori…?” con cui tu giustifichi una sostanziale presa di distanza dall’iniziativa politica in corso, un’alternativa, apparentemente semplice, che può però dare luogo a molti equivoci. Visto che siamo su un giornale Diocesano, penso sia naturale riconoscere che l’essenziale è il rapporto personale con Cristo. Ma “concentrarsi sull’Essenziale” significa tuffarsi nella intimità della propria coscienza o vivere tutte le condizioni della propria vita avendo come riferimento primo il proprio rapporto con Dio? Credo che tu condivida questo secondo significato sempre richiamato da Papa Francesco che ne sottolinea la dimensione comunitaria: è la Chiesa in uscita. La domanda quindi diventa: come il cristiano è chiamato a testimoniare nella vita la propria fede? È chiaro che le possibili risposte sono infinite; si tratta perciò di riconoscere, di volta in volta, la scelta concreta che meglio aiuta a non perdere nulla di ciò che è bene nella realtà in cui Dio ci ha chiamati di vivere. Nel caso attuale – in cui è in gioco una presa di posizione politica in ordine alla difesa di principi (non valori) giudicati imprescindibili perché fondamento del diritto dell’uomo ad esistere – trovo una risposta nel comportamento stesso di Papa Francesco (e della Cei) che in questi anni sono spesso intervenuti sul fenomeno dell’immigrazione e sul dovere dell’accoglienza esprimendo valutazioni che toccano direttamente anche vita sociale e scelte politiche. E se l’accoglienza della vita è la prima e più radicale modalità di accoglienza perché non esprimersi su questa nostra vicenda alessandrina con altrettanta chiarezza?

Angelo Teruzzi, Alessandria

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