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La testa e la pancia – La tempesta dopo la quiete

Se dovessi riassumere con un’espressione lo stato d’animo che si è impadronito di me dopo il tondo, quanto impietoso, successo per 3 a 0 con cui il Cuneo ha espugnato un “Moccagatta” semideserto e ammutolito, userei proprio la citazione leopardiana al contrario con cui ho deciso di intitolare il mio corsivo.

Eh già, perché, dopo il buon pareggio di Vercelli che ci aveva illusi, specie per quella sensazione di solidità e compattezza dimostrata dalla squadra alessandrina contro una compagine neo retrocessa dalla Serie B – e che in B ci sarebbe voluta tornare subito – l’incontro casalingo contro la formazione della Granda mi ha fatto ripiombare in una cupa depressione calcistica. La testa è sempre stata molto perplessa su questa squadra ma la pancia, specie dopo partite come quella del “Piola”, aveva ripreso a provare buone sensazioni che la recente disfatta casalinga ha totalmente azzerato aprendo di contro gli occhi su quella che è una drammatica realtà. In tredici partite l’Alessandria non ha saputo far più di dieci goals, ne ha incassati ben sedici e, quel che è peggio, ha fatto più punti di sole quattro squadre in tutto il girone, cioè a dire di Pistoiese, Albisola (una neo promossa dalla serie D), Juventus Under 23 (squadra che l’anno scorso neppure esisteva in questa categoria) e Arzachena.

Da ultimo, a completare la frittata di una situazione veramente drammatica, c’è stato il record negativo di spettatori al “Moccagatta” una parte dei quali ha contestato, senza tanti complimenti, il patron Luca Di Masi (peraltro già oggetto di strali da parte del popolo della Nord da qualche settimana a questa parte). Prospettive nere? Beh, se pensiamo che è dai tempi della presidenza di Antonio Boiardi che l’Alessandria non si trovava a guardarsi pericolosamente le spalle, possiamo concludere in un solo modo e cioè che se lo stesso Di Masi non avrà le disponibilità e l’accortezza di correre ai ripari sfruttando la finestra di mercato di tre settimane del mese di gennaio, il campionato dei Grigi rischierà di trasformarsi in un vero e proprio calvario, con l’incredibile spauracchio della retrocessione in D a tormentare i sogni di dirigenti, calciatori e tifosi.

Occorre una sterzata e il presidente ha il dovere di imprimerla se non vuole che la sua fin qui importante, e a tratti anche gloriosa, avventura in grigio assuma i connotati di un incubo.

Silvio Bolloli

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