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Associazione San Francesco – Tra Greccio e il Gelindo

Quello del Santuario del Sacro Cuore è un presepe che unisce il primo presepe vivente voluto da San Francesco e la frenetica attualità che ci circonda. Nel Natale del 1223, in quella caverna nei pressi di Greccio, i contadini e i pastori che accorrono osservano con gli occhi del corpo e del cuore i disagi in cui si è trovato alla nascita il Bambin Gesù, per la mancanza delle cose necessarie. Così San Francesco vuole raccontare la semplicità evangelica, lodare la povertà e raccomandare l’umiltà, nella rappresentazione di una nuova Betlemme. Gelindo, che da 94 anni ritorna ogni Natale sulle tavole del vicino teatro, è ormai un uomo dei nostri tempi che usa lo smartphone, ha la pagina Facebook e smanetta sul tablet. Tuttavia conserva un potere: riconosce la sostanza della realtà, e non gli elementi formali che la rivestono. Gelindo è povero ma con la famiglia porta con se pifferi e piva per suonare e rallegrare il Bambino; non ha nulla da offrire, ma si priva del pellicciotto per proteggere dal freddo quei forestieri di cui hanno cantato gli angeli. E così la Divòta Cumédia si intreccia e si sovrappone con il presepe vivente di Greccio. Ricorda all’uomo moderno un po’ frastornato dalla frenesia e dalla legge della condivisione solo telematica, che a volte il regalo più gradito da chi ci è accanto è quello delle piccole cose. Che, in fondo, il mistero della notte Santa, sopravvive in noi come le immagini ed i sentimenti che si alternano nel presepe e che – come dice alla fine Gelindo – “ci restano impressi nell’animo e non dimenticheremo mai più!”.

Maria Chiara Panizza

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