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«Umberto Eco? Una suora mi ha detto che si è salvato»

Il Gelindo “dei frati”, rappresentato nel periodo natalizio al teatro San Francesco ininterrottamente dal 1924, e messo in scena dall’associazione San Francesco di Alessandria, quest’anno debutterà il 25 dicembre alle ore 21, per concludersi domenica 13 gennaio con lo spettacolo del pomeriggio (alle ore 15). Con la consueta “Businà” iniziale che sottolinea ironicamente gli eventi locali e nazionali, rappresenta per gli alessandrini la tradizione del dialetto, il senso di appartenenza e il Natale. Gli incassi delle rappresentazioni sono interamente devoluti al convento dei Frati Cappuccini di Alessandria per la gestione della Mensa dei poveri e per le Missioni. Ne parliamo con l’architetto Luigi Visconti, 90 anni e tre mesi («i tre mesi si sentono» scherza lui), “archivio vivente” del Gelindo alessandrino. Quest’anno Visconti dovrebbe tornare a calcare le tavole del palcoscenico del teatro San Francesco, per una sola volta, nella rappresentazione del 25 dicembre. Il suo ruolo? Quello “storico” di Maffeo, in alessandrino “Mafè”. «Faccio parte di sei gruppi: Azione cattolica, gruppo missionario Michel, Terz’ordine francescano, associazione San Francesco, Amici del liceo scientifico» ci racconta l’architetto. Il sesto gruppo è quello del coro “Valtanaro”, parte del gruppo locale alpini intitolato a Domenico Arnoldi, «che è stato il primo Gelindo» puntualizza Visconti. E già che ci siamo, parliamo anche di Umberto Eco, scrittore alessandrino conosciuto in tutto il mondo, e del suo rapporto con Gelindo. «Tutti gli anni Eco veniva all’ultimo spettacolo, quello dopo l’Epifania» continua l’architetto «e si fermava a cena nel refettorio del convento con i frati cappuccini». Fino al 2015, l’autore de “Il nome della rosa” non si era mai perso un “Gelindo”. «Nel 2016 gli abbiamo telefonato per invitarlo, ma era già malato» spiega Visconti. E Umberto Eco muore il 19 febbraio 2016. Ma che rapporto legava il noto intellettuale ai frati di via San Francesco? «Eco era molto in confidenza con fra’ Timoteo (morto il 18 novembre 2017, ndr). E mi ricordo che quando era studente a Torino portava sempre nel taschino della giacca il “Piccolo Ufficio della Beata Vergine Maria”, che leggeva ogni giorno». E qui Visconti ci racconta, commosso, un aneddoto “echiano” assolutamente inedito: «Dopo la sua morte, sono andato a parlare con una suora del Priorato benedettino “Regina Pacis” di Saint-Oyen, in Valle d’Aosta. Tra una parola e l’altra, lei mi ha chiesto anche di Umberto Eco. Io le ho raccontato del libriccino sulla Madonna che lui teneva sempre in tasca» ricorda l’architetto. «E la suora, sentendo di questa devozione, istintivamente ha esclamato: “Allora è salvo!». Forse anche, diciamo noi, per merito di Gelindo.

Andrea Antonuccio

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