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La testa e la pancia – La campagna acquisti…

Fare una buona campagna acquisti non è la cosa più semplice perciò, spesso e volentieri, l’ambiente pallonaro pullula di capolavori di mercato accostati ad errori clamorosi o, quel che è peggio, a squallida malafede di taluni addetti ai lavori. Occorre procedere con ordine: una squadra di calcio è formata anzitutto da esseri umani e, sotto questo profilo, non è sufficiente scegliere i più forti quanto opportuno andare ad innescare le giuste alchimie affinché i predetti possano integrarsi con i compagni e realizzare – ciascuno per il proprio ruolo – un’orchestra armonica all’interno della quale gli archi siano coordinati con i fiati e le percussioni e il risultato finale possa rivelarsi di impareggiabile bellezza.

Un compito del tutto importante è poi quello che incombe sulle spalle del direttore dell’orchestra, nel caso di specie dell’Allenatore, il quale non deve sapere sola mente imprimere i giusti tempi, e assegnare i ruoli adatti, ma sapersi all’occorrenza trasformare in sagace psicologo, ovvero in saggio padre di famiglia, contrastando ogni forma di protagonismo dannoso (cioè a dire vissuto a scapito dei compagni) senza per questo andare a frustrare le forme più brillanti di estro ed individualità. Ecco allora che fare una buona campagna acquisti significa sapere individuare gli uomini giusti, poi affidarli alle cure del giusto del trainer adatto e infine azzeccare tutte quelle alchimie necessarie a fare di un gruppo di sportivi un autentico dream-team.

Per riuscirci non occorre andare a pescare i pezzi più pregiati del mercato, quelli più costosi (che spesso e volentieri sono anche i più inutili), né limitarsi al curriculum dei giocatori o alla mera carta d’identità per poter disegnare una formazione di veterani o di giovani, quanto saper leggere gli uomini, e selezionare l’elemento giusto al posto giusto. Questo è il lavoro che sta alla base di tutti i grandi successi che si ricordino del mondo del calcio ed anche il segreto dei migliori costruttori di team vincenti, che hanno saputo collocare i Furino vicino ai Platini e i Tagnin accanto ai Suarez e ai Mazzola, e che l’Alessandria di Di Masi, che fino ad ora non ci è riuscita, è chiamata a ritentare.

Silvio Bolloli

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