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Famiglia salesiana – La Strenna condivisa

Venerdì 25 gennaio la Famiglia salesiana si è radunata presso la Casa Angelo Custode per condividere la Strenna 2019 del rettor maggiore don Angel Artime. Ai suoi tempi don Bosco era solito regalare a Natale ai suoi ragazzi e ai suoi collaboratori una lettera; da questa iniziativa nacque una tradizione e da allora il successore di don Bosco invia a tutta la Famiglia salesiana una Strenna, un suo messaggio che è affetto, incoraggiamento e motivo di riflessione per l’intero anno. La Strenna 2019 ha come titolo «Perché la mia gioia sia in voi. (Gv 15,11) La santità anche per te», riprendendo così l’Esortazione di papa Francesco sulla chiamata a essere santi, che è una chiamata per tutti. Non è per solo gli eroi, non è solo per le persone dotate di singolari talenti; don Angel ci ricorda come San Francesco di Sales abbia proposto già ai suoi tempi la santità per tutti, facendo passare la “devozione” dai chiostri al mondo. Gioia e santità in un binomio che nella strenna di quest’anno il rettor maggiore fa risuonare con le parole di Giovanni Paolo II ai giovani: «È Gesù che cercate quando sognate la felicità». Su questo e su molti altri aspetti hanno realizzato il loro incontro i Salesiani di Alessandria, grazie anche alle testimonianze di alcune persone che hanno raccontato che cosa significhi per loro la chiamata alla santità.

Stefano, insegnante di religione, molto impegnato con i giovani della parrocchia, ha raccontato la sua esperienza con i ragazzi, e di come ciò lo ponga continuamente davanti a domande sul proprio operato, affinché la relazione sia sempre educativa, anche quando è difficile o piena di incomprensioni. Federica ha raccontato la sua esperienza di volontariato in un doposcuola e in un centro per anziani, dove ha trovato persone così sole da gioire di essere chiamate per nome perché, affermano, “solo Dio conosce il mio nome”. Pinuccio da molti anni opera in una cooperativa che si occupa di persone rimaste un po’ ai margini della società, perché detenute o ospiti in centri di recupero; gli operatori per loro fanno da ponte di collegamento con il mondo del lavoro; in ognuno di questi ambiti queste persone provano a essere un buon riferimento, qualcuno su cui si possa contare. L’ultima testimonianza è di Antonio, salesiano, trentenne, la cui personalità e la cui vocazione religiosa sono armoniosamente incorporate nel suo essere scrittore. Le parole hanno una missione che per lui è, come per don Bosco, quella di fare del bene e di diffondere la buona notizia, che la santità è anche per te.

Manuela Cibin

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