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Intervista esclusiva a Luigi Bignami, giornalista e divulgatore – I segni della Sindone sono realistici, sono veri

«Ci sono tantissimi indizi, non chiamiamole prove, che la Sindone sia qualcosa che va al di là di un sudario medievale». Ad affermarlo è Luigi Bignami (nel foto, qui sotto), geologo, giornalista, divulgatore scientifico e volto televisivo molto noto (è stato lui a seguire e a commentare in diretta su Focus Tv la discesa su Marte della sonda “InSight”, lo scorso novembre). Un nuovo studio del “Turin Shroud Center” in Colorado (Usa) sembra confermare ancora una volta la veridicità della Sacra Sindone.

Bignami, ci può spiegare quali sono gli elementi di novità di questa ricerca, appena presentata all’American Academy of Forensic Sciencies?
«Il “Turin Shroud Center” ha reclutato alcuni volontari con caratteristiche, frontali e dorsali, tali da ricordare quelle di Gesù, e li ha letteralmente “appesi” a delle croci, sotto accurato controllo medico e senza procurare sofferenze. Da lì, sui volontari è stato applicato del sangue per verificarne “l’andamento” sul corpo, in condizioni simili a quelle in cui deve essersi trovato Gesù Cristo sulla croce. Non solo: in precedenza erano state fatte delle simulazioni al computer su come sarebbe dovuto scendere il sangue. Ebbene, sia i risultati al computer che quelli sui volontari hanno dato la stessa risposta: la modalità di discesa del sangue è identica a quella che troviamo riportata sulla Sacra Sindone».

Ci faccia capire: prima le simulazioni sul computer, poi quelle per così dire “empiriche” rispecchiano la disposizione del sangue sul Sacro Telo?
« Proprio così. E a questo punto la domanda è: anche dando per buona la datazione del Carbonio 14, che la colloca tra il 1260 e il 1390, chi avrebbe mai potuto realizzare la Sindone? E con quali strumenti a disposizione, nel Medioevo, rispettando l’esattezza e la precisione delle macchie di sangue sul telo?».

Tra gli “indizi” ci sono anche quelli che emergono da uno studio del 2010 del professor Paolo Di Lazzaro, ricercatore all’Enea di Frascati.
«Di Lazzaro è andato a vedere quanto è spesso il colore che “crea” la Sindone, e ha visto che ha uno spessore di meno di un quinto di millesimo di millimetro. Per capirci, nessun pennello potrebbe fare un disegno così sottile, oltretutto su tutta la superficie del telo. Allora si è chiesto che cosa potrebbe aver fatto assumere al telo quel tipo di colorazione. La risposta? A suo avviso un “flash” di radiazioni, che lo stesso Di Lazzaro è riuscito, almeno parzialmente, a riprodurre su un lino simile a quello della Sindone».

Malgrado queste evidenze, sono molti gli scienziati che negano la veridicità della Sindone. Come mai?
«Mi sembra che le prove portate dai detrattori si preoccupino di smentire queste evidenze, ma non di dimostrare come la Sindone sia stata effettivamente prodotta. Anche i vari tentativi di ricrearla, per poi smentirla, sono stati grossolani, assolutamente lontani dalla Sindone così come essa è. La realtà è un’altra: i segni sul Sacro Telo delle frustate, o della corona di spine, sono molto realistici. Sono veri».

Ma allora la prova del Carbonio 14, che ha collocato la Sindone in epoca medievale, come la possiamo spiegare?
«Il Carbonio 14 può anche dare risultati non corretti. Teniamo presente che la Sindone ha subìto delle bruciature a causa di alcuni incendi, e questo potrebbe aver “ringiovanito” il lino, aggiungendo del carbonio in più. Sarebbe interessante fare nuove analisi, oggi, avendo questa consapevolezza…».

Andrea Antonuccio

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