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Vescovo Guido – Con l’Eucarestia un corpo solo

Carissimi, la liturgia quest’oggi ci presenta questo testo bellissimo della trasfigurazione del Signore. Un testo che mette in luce, per l’ennesima volta nei Vangeli, la terribile posizione degli apostoli che non capiscono. Più vado avanti nel mio ministero, più mi rendo conto che Dio ha un modo di fare assurdo. E tutte le volte che noi cerchiamo di far quadrare il cerchio e di definire uno schema, un piano e una tecnica per portare avanti l’opera di Dio nel mondo, siamo fuori strada. Dobbiamo stare al gioco di Dio e questo sempre ci spiazza. Perché il Vangelo e la profondità di Dio non riusciamo a comprenderlo e “recintarlo”. E così questo testo ci pone davanti al problema di Gesù che sta cercando di preparare gli apostoli allo scandalo della passione. Come se il sottotitolo fosse: “Mo’ come glielo dico?”. Perché questi, che erano degli ebrei, che si aspettavano che il Messia fosse uno che riportava un certo ordine secondo la Legge di Dio. Rendendoli così liberi dall’oppressore e facendo Israele la nazione che Dio ha scelto per manifestare la sua gloria. Immaginatevi lo sgomento totale.

[…] Che modo di fare, che stranezza. Ed ecco che Gesù porta Pietro, Giacomo e Giovanni sul monte e si trasfigura davanti a loro. Appaiono Mosè ed Elia che conversano con Gesù. Al termine di questa visione bellissima, i tre apostoli sono sbigottiti e stupefatti. Pietro fa capire che non capisce perché dice: “Facciamo tre tende una per te, una per Mosè e una per Elia”. Ma dopo aver sentito la voce non vedono più nessuno, solo Gesù con loro. Scendono dal monte e Gesù dice: “Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti”. Risorto dai morti? Cosa vuol dire? Tennero fra loro la cosa e si chiesero cosa volesse dire questo. E fanno le loro domande: “Gli scribi dicono che deve venire prima Elia, poi il Messia?”. E Gesù cerca di riportali sul pezzo: “Prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa. Ma come sta scritto nel figlio dell’uomo che deve soffrire molto e essere disprezzato. Elia è già venuto”. Gesù cerca di riportare gli apostoli sul pezzo. Una lezione dura.

[…] Noi vediamo queste cose come un fallimento, ma questo è il mistero della Chiesa. Se volete viverlo dovete adattarvi ad andare incontro ai vostri fallimenti, perché la vita non è un tappeto di petali di rosa. E il Signore non si scandalizza dei nostri fallimenti. E bisogna credere anche davanti all’evidenza della nostra pochezza, cioè lo strumento nella quale il Signore riesce a frantumare il nostro orgoglio e la nostra superbia. Che bello il disegno di Dio che riesce a superare ogni problema. Che bello il disegno di Dio per cui il problema non è più un problema, il male si riesce a vincere. Carissimi fratelli e sorelle, sono contento di essere tra voi. Lasciatemi la battuta che credete nello Spirito Santo. Voi che credete nello Spirito Santo mi raccomando ricordate questa lezione. È vero che lo Spirito Santo fa grandi cose e grazie a Dio i nostri occhi lo hanno visto. Grazie Signore di questo. Ma è anche vero che dobbiamo stare attenti a non prendere delle cantonate. Non stiamo a guardare troppo la bellezza e la straordinarietà dell’opera dello Spirito Santo, perché poi perdiamo l’orizzonte. Quindi dobbiamo prendere il carisma più grande di tutti, l’amore vissuto nel modo più radicale. Perché l’amore è lo Spirito Santo, ed è la forza della consacrazione. Quella che consacra ogni cosa: ogni turbamento, ogni fragilità, ogni problema, ogni difficoltà della nostra vita. Noi abbiamo la fiducia che affidandola al Signore, riesce a trasformare il male in bene. E la celebrazione eucaristica è il cuore di questa trasformazione. Noi stiamo per dire le parole di morte e attraverso queste parole Gesù si rende vivo tra noi. Ma poco dopo invochiamo di nuovo lo Spirito Santo sull’assemblea dei fedeli perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito.

E sapete quand’è che si dice in un solo corpo? “I due lasceranno il padre e la madre e saranno un solo corpo”. Si dice nel matrimonio. E il matrimonio è la destinazione finale di tutti noi, perché così finisce la Bibbia. […] Con l’eucarestia veniamo incorporati a Cristo e diventiamo un solo corpo con Cristo. Se capissimo l’eucarestia resteremmo folgorati, non riusciremmo a sopravvivere alla Messa e ad andare avanti. Chiediamo la Grazia di vivere quest’azione dello Spirito Santo nel mondo che sta chiedendo a voi di essere gli strumenti della consacrazione. Offrite con forza le vostre vite, i vostri problemi e le vostre gioie su questo altare. Esercitate il vostro sacerdozio e decidete di amare radicalmente per il dono dello Spirito che è stato riversato nei nostri cuori. In modo che ciò che vivete di male diventi un bene, nel misterioso disegno di Dio. Che la Vergine Maria ci accompagni in questo cammino e ci aiuti a vivere in pienezza il dono dello Spirito nella liturgia.

Guido Gallese

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