Il cardinal Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, in un’intervista concessa alla televisione cattolica Kto, spiega la decisione resa nota il 19 marzo di “ritirarsi per un periodo e di lasciare la guida della diocesi al vicario generale”, decisione nata dopo l’incontro del 18 marzo a Roma con Papa Francesco che aveva rifiutato di accettare le dimissioni dell’arcivescovo di Lione. “Il Papa mi ha detto: quando si fa ricorso a un giudizio in appello c’è la presunzione di innocenza e di conseguenza se io accetto le tue dimissioni significa che riconosco che sei colpevole e non posso farlo”, riferisce l’arcivescovo. Il Papa aveva già cercato il cardinale prima della sentenza del 7 marzo per essere informato e Barbarin aveva anticipato la sua intenzione di “rimettere la sua missione al Papa” a prescindere dalla sentenza che sarebbe stata emessa.
«Trovo che la mia diocesi soffra molto da tanto tempo. Mi aveva colpito una frase di una delle vittime durante il processo: “Lei soffre da tre, quatto anni, noi soffriamo da più di quarant’anni”. Pensando a loro e a tutta la diocesi credo sia il momento che si volti pagina, che arrivi un nuovo slancio e si parta in modo nuovo» spiega il cardinale. «Il Papa non voleva “prendere la decisione al mio posto” visto che, ha detto Francesco, “non spetta a Roma intervenire sempre e dappertutto. Poiché tu sei il vescovo della tua diocesi se senti che c’è qualcosa di buono che potrebbe portare un po’ di pace lo puoi fare”. È la scelta di “una certa distanza, di riposo, di distacco dalla vita a volte tumultuosa, bella, movimentata di questa diocesi. Perché un altro spirito si presenti e si sviluppi».
Fonte Agensir