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Vocazione di San Matteo. 1599-1600. Olio su tela. Cappella Contarelli, San Luigi dei Francesi, Roma

“Caravaggio. L’urlo e la luce” – Cinque stanze, 31 opere e un solo grande artista

Dal 30 marzo al 14 aprile la chiesa di San Giacomo della Vittoria ospiterà 31 riproduzioni ad alta definizione di altrettanti capolavori di Caravaggio, nella forma di un racconto scandito in cinque capitoli dal titolo “Caravaggio. L’urlo e la luce”. Ve li raccontiamo attraverso alcune opere-chiave dell’artista

  • 1. Prima stanza – Le pitture ethicӔ
  • 2. Seconda stanza – L’urlo
  • 3. Terza stanza – La Madre e il Bambino
  • 4. Quarta stanza – Il Redentore
  • 5. Quinta stanza – I testimoni
  • 6. Epilogo – L’incredulità
 

La commedia fa ridere e insieme contiene un insegnamento morale. Un po’ come le antiche favole. Così sono le pitture ethicæ (o “comiche” ) del primo Caravaggio: “Dipinti che pur non essendo di soggetto devozionale esercitano una funzione morale esortando alla virtù”; “Opere che nascondono allusioni morali relative alle esperienze e alle insidie cui va incontro la giovinezza”. C’è sempre una “morale della favola” che però non pesa, perché viene suggerita quasi sorridendo. Nel riquadro: La buona ventura, 1595-1596. Olio su tela. Roma, Musei Capitolini.

 

Una pittura “urlata”, all’insegna del fortissimo contrasto chiaroscurale. Occhi sbarrati, con bulbi oculari che sembrano esplodere fuori dalle orbite, bocche che si aprono a dismisura, sangue che fluisce copioso da capi mozzati. Sangue, tanto sangue. La Decollazione del Battista è l’unica che il Nostro abbia firmato. E lo ha fatto col sangue che scorre dalla gola squarciata di san Giovanni: il rosso rivolo forma le lettere “f michelangelo”. Nel riquadro: Giuditta che taglia la testa a Oloferne, 1598-1599. Olio su tela. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica, Palazzo Barberi.

 

Pittore “carnale”, Caravaggio. Pittore dell’Incarnazione: dall’Annunciazione, all’Adorazione dei pastori, alla Fuga in Egitto. Nel ventre gonfio della Morte della Vergine c’è la lontana eco del Bambino, portato per nove mesi. Gesù bambino è sempre con lei – con la Chiesa – a schiacciare il serpente antico, ad accogliere i pellegrini mendicanti sulla soglia di Loreto, a generare dall’alto la carità cristiana, a indicare il gesto della consegna del santo rosario. Nel riquadro: Madonna dei Palafrenieri, 1605-1606. Olio su tela. Roma, Galleria Borghese

 

The Passion: come Mel Gibson, Caravaggio non racconta i tre anni, ma i tre giorni, il Triduo pasquale. Poco dopo il grande miracolo della resurrezione di Lazzaro, Cristo viene catturato e flagellato; il suo corpo morto viene deposto nel sepolcro. Ma lui, proprio lui, viene riconosciuto risorto dai discepoli di Emmaus. Risorto nella carne. E permarrà carnalmente: il sacrificio eucaristico è evocato dal pane, dal vino e dall’acqua, lì sulla mensa. Nel riquadro: Deposizione nel sepolcro, 1602-1603. Olio su tela. Pinacoteca Vaticana

 

Colui che si è manifestato nella carne di bambino, poi di uomo crocifisso e risorto, decide di permanere attraverso i testimoni: coloro che hanno vissuto quei tre anni con lui come Pietro, Matteo, la Maddalena; poi Paolo e i santi e le sante martiri, su su fino a Francesco alter crucifixus. Cristo chiama e conduce a dare la vita, il sangue; ma le facce dei martiri non sono stravolte e urlanti, bensì composte e colme di pace. Nel riquadro: Conversione di san Paolo, 1602. Olio su tela. Roma, chiesa di Santa Maria del Popolo, cappella Cerasi.

 

Con uno straordinario effetto di verità carnale, Cristo risorto afferra energicamente la mano di Tommaso e ne guida l’indice ben dentro la piaga gloriosa del costato. Cristo è risorto nella carne: non è un fantasma, una fantasia, ma è un uomo che si vede, si tocca, si sente. Corrugata nell’eccezionale tensione è la fronte di Tommaso; e l’occhio ha un’intensità tale che sembra “bucare” la piaga ed entrarvi a una insondabile profondità. Nel riquadro: L’incredulità di san Tommaso, 1600-1601. Olio su tela. Potsdam-Sanssouci (Germania), Bildergalerie

Testi e immagini tratti da “Caravaggio. L’urlo e la luce” a cura di Roberto Filippetti edito da Itaca Edizioni

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