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Le storie di Voce – La rinascita di Carmen: dall’incidente a Santiago

«Lo so che lo sport non è per tutti. Non bisogna per forza diventare dei campioni, io non mi sono mai considerata tale. Ma a me ha aiutato, giorno per giorno, a migliorare». Così ci racconta Carmen Acunto, 46enne di San Salvatore Monferrato, atleta Azzurra paralimpica detentrice del record italiano nel giavellotto (14,64 metri), nel disco (19,64) e nel peso (7,98). Dopo l’incidente del 1992 che l’ha costretta a rimanere in carrozzina, Carmen ha continuato a lottare ed è arrivata fino alle Paralimpiadi di Atene del 2004. Nel 2006 è entrata in consiglio comunale a San Salvatore, e dal 2018 è assessore allo Sport. Adesso la sua nuova sfida: percorrere gli ultimi 150 chilometri del cammino di Santiago di Compostela con la “sua” handbike. La partenza è fissata per sabato 20 aprile da San Salvatore, poi l’arrivo a Tolosa e nel giorno di Pasqua, il 21, l’inizio del pellegrinaggio.

Carmen, raccontaci la tua storia.
«Nel marzo del 1992 ho avuto un incidente stradale a Castelletto Monferrato, a pochi chilometri da casa mia. Arrivata subito in rianimazione mi trovarono un’emorragia in entrambi i polmoni e la rottura del midollo spinale. A detta dei dottori sono stata miracolata per essere sopravvissuta a un’emorragia di questo tipo. Sono stata poi operata alla schiena per stabilizzare la colonna e ho iniziato il percorso di riabilitazione. Mesi e mesi a Torino, dove ho imparato a fare le cose più semplici. Dall’incidente di marzo sono tornata a casa a novembre».

Nella tua vita ritorna un protagonista importante, lo sport.
«Sì. Già prima dell’incidente ero una sportiva: alle scuole medie facevo il lancio del peso. E quando sono tornata a casa ho capito di poter fare ancora qualcosa, sia nella vita quotidiana che nello sport. Ho iniziato a fare nuoto, e poi dopo una serie d’incontri significativi ho iniziato a dedicarmi ai lanci. Così quattro anni dopo l’incidente ho fatto la mia prima gara di getto del peso e ho battuto subito il record italiano. Le cose vengono man mano: all’inizio era solo un provare a ripartire, poi ho scoperto anche il giavellotto e il martello. Ho intensificato gli allenamenti e nel 1998 sono stata convocata per la prima volta in Nazionale: da lì, i primi Mondiali in Inghilterra, con un 5° posto nel peso e un 6° nel disco».

Poi hai sempre vestito l’Azzurro.
«Certo, sono sempre stata in Nazionale sino a qualche anno fa. Ho partecipato nel 2001 ai primi Europei in Svizzera, vincendo il Bronzo nel disco. Nel 2003 ad Assen, in Olanda, altro Europeo con l’Argento nel peso, e nel 2004 ho partecipato alla mia unica Paralimpiade ad Atene, arrivando nona. Nel 2006 sono stata anche tedofora per le Paralimpiadi invernali di Torino».

Cosa vuol dire ripartire da capo?
«Nei primi due anni mi sembrava di essere un’altra persona. Mi dicevo tutto il giorno: “Era meglio morire quella sera”. Non vedevo nessuna via di uscita. Mi immaginavo di stare tutto il giorno sulla carrozzina e nel letto. Poi i dottori e gli infermieri del centro riabilitazione di Torino mi hanno fatto capire che poteva tornare quasi tutto come prima. E sarei riuscita a riconquistare la mia indipendenza. La prima cosa che ho fatto è stata comprare un’automobile, perché ho scoperto di poterla guidare nonostante la disabilità. Passo dopo passo sono andata avanti. Prima di poter entrare in auto da sola, ci sono volute mille prove (sorride, ndr). E così è stato per il resto della mia vita».

Cosa significa per te lo sport?
«Mi ha aiutato a uscire da questa situazione… prima mi consideravo un vegetale! Lo sport mi ha fatto muovere per andare a praticarlo e ho visto che le cose mi venivano più facilmente. Ho visto poche persone che nella mia situazione sono così indipendenti, ma non è stato semplice e non lo è ancora adesso. Lo sport mi ha fatto rendere conto che anche da seduti una vita c’è. Spesso si dice: “Cavolo, tanto succede sempre agli altri”. E poi invece capita a te. E quegli altri sono io, quegli altri siamo tutti».

Parliamo di questa tua nuova sfida, il cammino di Santiago di Compostela con la tua handbike.
«L’idea di andare a Santiago ce l’avevo in testa da un po’. Sono già stata a Lourdes e a San Giovanni Rotondo. Non sono una fedele accanita, ma credo. Quindi ho unito la passione per lo sport a questo mio desiderio. Sarà faticoso perché non è la mia disciplina: una doppia sfida con la handbike che ho sempre usato per girare solo a San Salvatore! Adesso vedremo cosa succederà e se la preparazione è andata bene. Nessuno mi corre dietro, quindi i quasi 24 chilometri giornalieri li farò serena».

Come ti sei preparata?
«La mia bici non è una handbike da competizione, è alta come la carrozzina normale. Quindi mi sono allenata in palestra e ho lavorato molto sulle braccia. A San Salvatore ci sono dislivelli che mi aiuteranno a prepararmi. Seguirò la “Guida al Cammino di Santiago per tutti” di Pietro Scidurlo, paraplegico dalla nascita, che ha già fatto il pellegrinaggio più volte. E proprio lui mi ha aiutato a conoscere meglio il percorso».

Chi ti accompagnerà?
«Insieme con me partiranno due consiglieri comunali di San Salvatore: Laura Merlo, assessore alla Cultura, Turismo e Servizi sociali e Andrea Germonio, che ha la delega ai Lavori pubblici. Potrete seguire il nostro viaggio a Santiago sulla pagina Facebook “Il Viaggio di Carmen”, e sul sito ilviaggiodicarmen.com».

Alessandro Venticinque

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