«Quando un cassonetto dei rifiuti prende fuoco, è quasi sempre per mano umana». Fiorenzo Borlasta, amministratore unico di Amag Ambiente, nell’analizzare il fenomeno parte dai numeri: «Sono stati 253 i cassonetti della nostra azienda che hanno preso fuoco da gennaio 2015 ad oggi, per complessivi 131 episodi. Se consideriamo un esborso medio, fra intervento e sostituzione del contenitore, di mille euro a “pezzo”, ci accorgiamo che si tratta di un costo rilevante, che finisce col pesare sulle spalle di tutta la nostra comunità, a causa delle “bravate” di pochissimi individui scriteriati». Il fenomeno non è uniforme sul territorio comunale alessandrino, ma i casi si concentrano quasi tutti in centro città, con qualche caso più raro in periferia, e quasi niente per fortuna nei sobborghi. Più ridotto il fenomeno dell’incendio dei cestini: nel corso degli anni 10 in centro, 4 agli Orti e 2 in Pista-Europa. Mentre, i cassonetti che hanno preso fuoco sono stati 61 nel 2015, 70 nel 2016, 50 nel 2017 e 44 nel 2018. Un trend a decrescere dunque, negli ultimi tre anni. Ma con 28 nuovi casi nei primi mesi del 2019, che rendono necessario sia un appello al buon senso dei cittadini e anche una maggiore vigilanza. «Il nostro nucleo di ispettori ambientali è finalmente passato in queste settimane da 1 a 3 persone certamente ci consentirà una vigilanza più costante anche su questo fronte» afferma l’ingegnere. «Ci siamo dotati di 4 fotocamere fisse, collocate nei punti più strategici, e avremo a breve a disposizione, dopo l’approvazione dell’apposito regolamento in consiglio comunale, 3 fototrappole che saranno attive a rotazione in 15 diverse postazioni» conclude Borlasta.
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