Home / Rubriche / Bellezza che educa – Caravaggio: che storia!

Bellezza che educa – Caravaggio: che storia!

“Roma caput mundi”. Per questo visitarla è sempre una sorpresa, e così è stato per me e altri ragazzi che hanno partecipato alla gita organizzata dalla diocesi, dal 20 al 22 marzo. Ma si può visitare Roma in tre giorni? Se lo chiedevano un po’ tutti prima di partire. Anche chi non è venuto era convinto che non sarebbero stati sufficienti. E invece… Il percorso che abbiamo seguito, sulle orme di Caravaggio, ci ha portato non solo a contemplare i suoi capolavori, ma anche ad ammirare luoghi-simbolo come il Colosseo e il Vaticano. Ma torniamo a Caravaggio. Ho notato la differenza con lo studio scolastico: vedere le opere dal vivo è un’altra cosa. Potendo osservare dal vero capolavori come la “Vocazione di San Matteo”, ho potuto cogliere le contraddizioni che Caravaggio dovette affrontare e sostenere. Di fronte a tanta bravura artistica, si tende a dimenticare l’uomo.

La sua esistenza è avvolta da un alone di mistero: durante la gita siamo andati più a fondo, e abbiamo potuto scoprire che tra il suo essere e i suoi dipinti c’era un profondo legame. Per scoprirlo, due persone in particolare sono state importanti: la nostra guida, presenza costante durante gli spostamenti, e monsignor Andrea Lonardo, responsabile dell’Ufficio per la pastorale della cultura e dell’università della diocesi di Roma. Se la guida ci ha illustrato le caratteristiche delle varie opere, monsignor Lonardo ha approfondito alcuni aspetti dell’artista durante una conferenza. Ci ha fatto notare l’estremo realismo di opere come la “Madonna di Loreto”, ma ci ha anche mostrato Caravaggio nelle vesti di poeta satirico (chi l’avrebbe mai detto?). Un aspetto mi ha stupito più di altri, perché “fonde” bene l’artista con l’uomo. È riassunto proprio da una frase di Lonardo, che ha definito Caravaggio «pittore di tenebre». Ma Caravaggio è conosciuto come «pittore della luce»! Invece monsignor Lonardo ha suggerito di guardarlo da un’altra angolazione.

Il pittore, che visse una vita costellata da molti errori (uccise anche un uomo), era ossessionato dalla morte. E riversò questa angoscia nei suoi quadri: la luce risalta proprio grazie all’oscurità, in cui, metaforicamente, si nasconde il peccato. La luce in Caravaggio ci vuole indicare che anche nel male c’è una speranza: un insegnamento molto attuale (e forse inaspettato), che va oltre la valutazione artistica di un’opera. E diventa uno “spirito nuovo” con cui affrontare i problemi di tutti i giorni.

Marco Lovisolo

Check Also

Polenta concia: i segreti di Chef Giorgio di Favorite!

IN CUCINA CON FAVORITE! Polenta concia… top! I segreti dello chef Giorgio Nel menù del …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d