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Beata Vergine della Salve – Cronaca di uno studio dimenticato

Il 1989 sarebbe stato l’Ottavario dei “cinquecento anni della Salve” ed il vescovo, mons. Ferdinando Maggioni, sapeva che sarebbe stato anche l’ultimo del suo servizio alla Chiesa alessandrina. Era infatti nato nel 1914 ed avrebbe compiuto, il 5 febbraio, i “fatidici” 75 anni. Erano quelli, gli anni degli accertamenti sulla Sindone e l’argomento della datazione di quel straordinario reperto dell’ “Uomo dei dolori che conosce il patire” era all’ordine del giorno. In uno dei tanti incontri che per ragione d’ufficio avevano luogo sia nell’ufficialità di cerimonie e manifestazioni cittadine sia nella semplice ferialità delle occasioni che si presentavano, mons. Maggioni espresse a chi scrive – in quel momento Capo di Gabinetto della Provincia – il desiderio di fare effettuare, in vista di tale appuntamento, gli opportuni accertamenti scientifici per definire sia la tipologìa botanica sia la datazione del legno del ven.do Simulacro, anche considerando che quel 1988 era stato proclamato da S. Giovanni Paolo II, “Anno mariano”. Subito interpellato, il prof. Giuseppe Cetta, Ordinario di Chimica Biologica presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Pavia, in quel momento Consigliere Provinciale, diede con grande cortesia l’immediata disponibilità a coordinare l’intervento.

In primo luogo fu necessario organizzare il prelievo del legno. mons. vescovo si attivò per ottenere le necessarie autorizzazioni da parte della competente Soprintendenza ed il 29 aprile 1988 nella grande nicchia in cui è conservato il ven. do Simulacro, esso ebbe luogo. Oltre, evidentemente, a mons. vescovo erano presenti fra gli altri l’allora parroco della Cattedrale, mons. Alfio Negri; il Vice-parroco, don Walter Fiocchi; il Segretario Vescovile, mons. Adriano Paccanelli; la Funzionaria della Soprintendenza, dott.ssa Carlenrica Spantigati; Marco Caramagna, Addetto Stampa della Provincia; Roberto Piccinini, Capo di Gabinetto della Provincia; il fotografo Zanini che documentò le varie fasi del prelievo; ed il falegname di cui, nonostante ogni sforzo mnemonico, non rammento il nome. Del tutto fu redatto il relativo verbale. Il prof. Cetta si incaricò di portare fisicamente i reperti all’Istituto di Botanica dell’Università di Pavia per la determinazione tassonomica botanica. Lo stesso Professore si rivolse poi alla prof.ssa Cesarina Cortesi del “Laboratorio per le datazioni con il carbonio-14” del Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Università “La Sapienza” di Roma, alla quale consegnò la seconda parte dei reperti estratti, il 24 maggio 1988.

I frammenti residui che non furono utilizzati dai laboratori, furono restituiti a mons. vescovo che ebbe la cortesia di darne una piccolissima parte anche allo scrivente, in ricordo di tutto. Chi scrive considera tutt’oggi tale gesto una grandissima benedizione e conserva il reperto come “vera reliquia” che quanto prima sarà collocata a S. Giovannino in un’apposita teca. Il 31 di maggio (significativamente nel giorno in cui si celebra la festa della Visitazione della B. V. Maria) dell’anno successivo, l’esito delle indagini scientifiche veniva trasmesso allo stesso mons. Maggioni, ormai “emerito” ma nella sua qualità di “persona fisica committente” che lo passò alla Diocesi proprio a ridosso dell’avvicendamento alla guida della stessa Diocesi. Fu forse per questo che il tutto cadde nell’oblìo e non si seppe più nulla. Lo stesso vescovo emerito mons. Maggioni, l’11 luglio seguente, inviava allo scrivente una cortesissima comunicazione con la quale trasmetteva gli esiti delle indagini scientifiche che, per così dire, chiudevano anni ed anni di ipotesi più disparate sul ven.do Simulacro. Il legno di cui è composta la statua è di populus alba o nigra (più probabilmente alba), cioè il pioppo (in dialetto: àlbra) così diffuso allora ed anche oggi nella campagna alessandrina. Ma la cosa più interessante fu la datazione: tra il 1407 ed il 1437. Si raggiunse così la certezza scientifica che il ven. do Simulacro della B. V. Maria “della Salve” che gli alessandrini da secoli venerano, è quello che il 23 aprile 1489 manifestò quel “prodigioso sudore”. Mons. Maggioni concludeva la lettera del luglio 1990 dicendosi sicuro «che agli alessandrini darà profonda gioia sapere che la Statua della “Salve” da loro venerata è quella del prodigio di 500 anni fa».

Sono ormai trascorsi 30 anni, ed è quindi giusto che questi fatti vengano adeguatamente ricordati. Soprattutto la memoria di un vescovo che fu molto amato dagli alessandrini che non ne dimenticano gli insegnamenti, il tratto, la pacatezza, l’attaccamento e la particolare venerazione alla Madonna della Salve. Nel 1987, celebrando il XX di episcopato, La volle sulla medaglia ricordo che per l’occasione fu coniata, con la semplice scritta: Madonna della Salve clementissima patrona di Alessandria. mons. Maggioni con il Vicario Generale, mons. Carlo Canestri, vollero che San Giovannino e la sua Confraternita del SS. Crocifisso riprendessero vita e proprio in quegli anni (tra il 1988 ed il 1989) posero le basi di una presenza che tuttora è viva ed è una realtà ecclesiale ed anche culturale e sociale nel centro cittadino. Fu poi il successore, S. E. mons. Fernando Charrier, che nel 1990 diede l’approvazione formale con l’emissione del relativo decreto. A tutti il grato e riconoscente ricordo.

Roberto Piccinini

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