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«A chi non è mai venuto dico una parola sola: “Gioia”»

INTERVISTA AD ANDREA SERRA, PRESIDENTE DELL’OFTAL DI ALESSANDRIA

Ogni volta trovi persone e realtà diverse. Basta un incontro per cambiare il pellegrinaggio

Al rientro dal pellegrinaggio diocesano a Lourdes, organizzato dall’Oftal – Opera federativa trasporto ammalati a Lourdes, abbiamo intervistato Andrea Serra, presidente della sezione diocesana di Alessandria.
Chi va a Lourdes dice che ogni anno l’esperienza del pellegrinaggio è diversa. Ma è davvero così? «Certo, è diversa perché ogni volta trovi persone e realtà diverse. E basta un incontro, o un sorriso, per cambiare il pellegrinaggio».

Ci racconti un tuo incontro “speciale”?
«Quest’anno ho conosciuto un signore molto burbero, malato e con tanti problemi, che si è commosso raccontandomi di aver incontrato un’altra paziente come lui, con altrettanti problemi, e di aver trovato la felicità con lei. Ci ringraziava di averli fatti conoscere».

A Lourdes, dunque, c’è chi trova anche l’anima gemella…
«La nostra amica Oriana ha incontrato un ragazzo di Valenza proprio al pellegrinaggio. E poi si sono sposati!».

Dopo tanti anni di pellegrinaggio non si corre un po’ il rischio di “abituarsi”?
«Sì, è possibile. Per superarlo bisogna essere aperti a tutti. Se mettiamo amore e partecipazione in tutto quello che facciamo, allora niente è più scontato o abitudinario».

Quest’anno come sei tornato a casa?
«Carico e contento, anche se, ovviamente, molto stanco! Ho raccontato a chi mi sta vicino di aver trovato un ambiente rilassato e unito, dove tutti cercavano di aiutarsi l’uno con l’altro. Anche gli ammalati ci davano una mano: con le loro parole, la loro pazienza e la loro gentilezza».

In questo pellegrinaggio non eravate soli: c’erano anche pellegrini da Torino e dalla sezione Oftal di Genova.
«Con la sezione di Genova andiamo in pellegrinaggio da quattro anni, anche per raggiungere i numeri necessari a usufruire del treno. Collaboriamo molto bene, ci teniamo in contatto e andiamo d’accordo, anche se per ragioni organizzative a Lourdes ci capita di seguire celebrazioni diverse. Con i torinesi invece abbiamo cominciato un rapporto partendo dalla loro esigenza di fare un pellegrinaggio con il treno. All’inizio erano pochi, oggi sono una cinquantina».

Una parola per convincere chi non è mai venuto a Lourdes?
«Una parola molto semplice: gioia. Che può essere gioia di condividere, gioia di aiutare, gioia di ricevere. È il succo di tutta la nostra esperienza: se uno vuole provare gioia, ha questa possibilità».

Ma l’Oftal “vive” solo per il pellegrinaggio a Lourdes, o c’è dell’altro?
«Durante tutto l’anno cerchiamo di mantenere vivi i rapporti, sia tra di noi che con i malati e i pellegrini. Oltre a organizzare giornate e incontri di preghiera, abbiamo tre mezzi che supportano le persone che hanno bisogno di essere accompagnate negli spostamenti, per motivi medici o per qualunque altra ragione. E noi, nei limiti del possibile, ci siamo. Devo confessare che l’Oftal è la mia vita. Ho cominciato da giovane, ho avuto la fortuna di essere stato chiamato da Lei, dalla Madonna, e di aver incontrato tantissime persone che hanno fatto in modo che io crescessi: persone veramente umili, ma al tempo stesso grandissime. Penso a Secondo Pacifista, Anna Milanoli e a tanti altri che ho bene in mente. Io devo sempre ringraziare: perché un pellegrinaggio riesca c’è bisogno davvero dell’aiuto di tutti e di ciascuno. Non importa quanto si può aiutare, ma come si aiuta. Con tanto amore, anche la più piccola cosa diventa importante. E infatti molti, che non possono partecipare al pellegrinaggio, ci aiutano con la preghiera».

Andrea Antonuccio

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