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«Arrivare a San Marco è qualcosa di indescrivibile»

Intervista a Carlotta Testa, che ha partecipato al Cammino da Alessandria a Venezia

Carlotta, cosa ti è rimasto dopo questa esperienza?
«Mi è rimasta la sensazione di aver provato qualcosa di unico. Il pellegrinaggio, infatti, articolato nelle due sezioni fiume e terra, ci ha permesso di sperimentare un nuovo modo di camminare. Particolarmente significativa per me è stata la parte sul fiume».

Perché?
«Devo ammettere che come organizzatrice, ma anche come pellegrina, avevo alcuni dubbi sulla settimana in fiume con le canoe e i “barcè”, mezzi sicuramente nuovi per noi. Ero spaventata per la mia scarsa conoscenza del fiume e immaginavo molte più criticità. Posso dire con grande gioia di essetemi totalmente ricreduta. Grazie soprattutto ai nostri quattro “angeli custodi accompagnatori”, l’esperienza del fiume si è rivelata unica ed è stato molto difficile a Boretto lasciare il Po e scendere a terra».

I “fermo immagine” che porti nel cuore?
«Per la parte in fiume il ricordo più bello che mi porto dietro è un momento con Angelo, esperto accompagnatore, che mi ha insegnato a vogare con il “ramp”, il remo. Non è stato speciale solo per quello che stavo imparando, ma per la cura con cui mi ha insegnato a osservare e rispettare i tempi del fiume, e a stare sull’imbarcazione. A differenza di quello che si può pensare, anche il fiume è un’esperienza di grande spiritualità, e il viverlo così appieno, per molte ore, si è dimostrato un’altra efficace metafora della vita».

Ci sono stati momenti faticosi, non solo fisicamente?
«La convivenza, in un viaggio così lungo, finisce per tirare fuori le fatiche e i limiti di ciascuno. Ma credo sia un aspetto anche positivo, perché viverle con autenticità fa crescere la comunione tra i compagni di viaggio. Senza dubbio non è stato facile adattarsi ai ritmi del percorso fluviale, molto diversi da quelli a piedi. Il caldo ci ha messo alla prova moltissime volte e per ciascuno è stata l’occasione per superare le proprie fatiche. Come organizzatrice non posso non dire che ho vissuto con una certa apprensione lo svolgersi del viaggio e la preoccupazione che tutto, alloggi, accoglienze e arrivi, andasse per il meglio».

Essere accompagnati dal vescovo ha aggiunto qualcosa a questo Cammino?
«Per noi è una grazia, come sempre, avere il nostro Pastore a capo di tutto il gruppo. È stato fondamentale il suo accompagnamento spirituale in questo Cammino, dalla lettura e dall’approfondimento del Vangelo di Marco attraverso le sue parole sino alla tomba di San Marco. Credo che avere una guida, in questo tipo di pellegrinaggi, sia la parte più significativa, per evitare che il tutto si riduca a un’esperienza puramente fisica».

Quali emozioni avete provato all’arrivo alla tomba di San Marco?
«L’arrivo alla tomba di San Marco portava con sé le tensioni, le emozioni dei 18 giorni del cammino precedente. Credo che ciascuno di noi abbia portato ai piedi dell’Apostolo la domanda interiore, la richiesta che lungo il cammino ha accompagnato la propria preghiera personale. Arrivare a San Marco è stato mettere nelle sue mani tutta l’esperienza vissuta e affidare, senza alcun dubbio, la vita di ciascuno di noi. L’intensità di quel momento, ahimè, non si può descrivere».

Come è stata l’accoglienza nelle varie tappe?
«Uno degli aspetti più belli di questo Cammino è stata la forte risonanza e accoglienza su tutto il territorio attraversato. Le parrocchie, le comunità e i comuni ogni giorno ci hanno fatto davvero sentire a casa… molto di più rispetto a quanto ci saremmo aspettati. Anche i circoli canottieri hanno fatto di tutto per organizzare il nostro passaggio. Mi viene in mente Casalmaggiore, in provincia di Cremona, dove non avremmo dovuto sostare, ma siamo stati a gran voce richiesti dal circolo canottieri del paese, che aveva organizzato un vero e proprio momento di festa sponsorizzato da tempo in tutta la cittadina. E così abbiamo celebrato la Messa nella loro Chiesa di Santa Maria dell’Argine. Gli stessi abitanti di Casalmaggiore ci hanno chiesto di far sì che questo Cammino possa prevedere una tappa presso di loro!».

Alessandro Venticinque

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