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La missione che chiede un’identità

L’Editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici, cari lettori,
apriamo questo numero di Voce con una intervista a don Valerio Bersano, direttore del Centro missionario della nostra diocesi, sulla Giornata Missionaria di domenica 20. Il “motto” di quest’anno è: “Battezzati e inviati”. Ma che cosa vuol dire “essere missionari”? Intanto, come dice don Valerio, «la spiritualità missionaria è la spiritualità del cristiano: non ne esiste un’altra». È proprio così: la missione chiede una identità, ancora prima di una attività; non c’è missione se non si appartiene a Cristo e alla Chiesa. Sorgono allora (almeno a me) due domande: la fede mi ha trasformato? Ha dato, e dà, un gusto diverso alla mia vita? Altrimenti nella mia “missione”, a casa o al lavoro, con gli amici o con uno sconosciuto, che cosa porto di nuovo (e di più interessante) rispetto a quello che gli altri già vivono? Nuove regole, nuovi valori? Oppure una pienezza non sperimentabile altrove?

Pertanto tutti i figli della Chiesa devono avere la viva coscienza della loro responsabilità di fronte al mondo, devono coltivare in se stessi uno spirito veramente cattolico e devono spendere le loro forze nell’opera di evangelizzazione. Ma tutti sappiano che il primo e principale loro dovere in ordine alla diffusione della fede è quello di vivere una vita profondamente cristiana. Sarà appunto il loro fervore nel servizio di Dio, il loro amore verso il prossimo ad immettere come un soffio nuovo di spiritualità in tutta quanta la Chiesa, che apparirà allora come «un segno levato sulle nazioni» (Is 11,12), come « la luce del mondo» (Mt 5,14) e «il sale della terra» (Mt 5,13)”. Concilio Ecumenico Vaticano II, Ad gentes, 6.

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