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Le cinque colonne di una vita di fede

Costanza, da dove nasce il bisogno del Monastero Wi-fi*?
«Per me è come dare alle persone che vivono nelle loro città, ognuno con la propria vita, una bevanda energetica per poter poi tornare ciascuno al nostro posto di combattimento con più slancio, entusiasmo e convinzione. Il senso del monastero è stare dentro la Chiesa, non è un movimento, è un momento per incontrarsi e condividere le proprie fatiche. Sapere che ci sono altre persone che fanno la tua stessa fatica è una consolazione e una compagnia. Ma la cosa che mi piace di più e che lo Spirito mi ha suggerito è l’appartenenza alla Chiesa. I sacerdoti e le suore che partecipano alla nostra vita comunitaria vengono da ogni parte della Chiesa, sono religiosi, diocesani. È un modo di voler bene alla Chiesa».

Cos’è cambiato nel concetto di comunità? E quale ruolo hanno i social?
«Un modo diverso di vivere e mantenere le relazioni. È possibile utilizzare i social per usare la rete come luogo di incontro, da Facebook nascono amicizie in carne e ossa. Per me è stato uno strumento di incontro di tante persone che magari faticavo ad incontrare; è una grande ricchezza della rete. Ho visto centinaia di parrocchie e migliaia di persone, ho la sensazione che siamo persone non rappresentate dai mezzi di comunicazione, che però hanno delle posizioni molto chiare nei confronti della Chiesa. Per esempio, sui termini dell’educazione di genere, la posizione sul maschile e femminile nelle grandi testate sembra orientata al senso opposto della Chiesa, invece quando dico che uomo e donna sono diversi, la gente mi applaude! Sembrano cose banali ma non le dice mai nessuno. L’aggressività maschile esiste ma va usata bene e molti uomini mi ringraziano perché si sentono normali. C’è una colonizzazione ideologica in corso».

* Wi-fi = Wireless fidelity Letteralmente “Fedeltà senza cavo”, senza collegamenti visibili

Le cinque colonne di una vita di fede

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Parola di Dio |

«Ci capita spesso di ascoltare la Parola pensando ad altro, alla brioche e cappuccino una volta usciti da messa. Se capissimo che è veramente la Parola di Dio, di chi ha creato noi e il mondo, diventerebbe la nostra “mappa del tesoro” la tratteremmo in maniera diversa. Se ci scommetti ti cambia la vita».

 

 

 

Preghiera |

«È l’unica cosa che ci viene chiesta, dedicare un tempo e uno spazio per Dio. Non dobbiamo sforzarci di essere buoni perché tanto non ci riusciamo, ci viene chiesto di pregare perché Dio ci possa cambiare e lui non lo fa senza il nostro consenso, la preghiera è dire: “Sì, cambiami!”».

 

 

 

Confessione |

«La confessione è sottostimata, è una terapia che cura ogni cosa ma è molto sottoutilizzata, è una diagnosi su come stai; un esame diagnostico generale che ti da anche la terapia.
E’ una cosa incredibile guarire i peccati, è ancora più grande del guarire i malati».

 

 

 

Eucarestia |

«Ho cominciato ad andare a messa tutti i giorni per invidia. Un’amica mi aveva colpito per la sua bellezza interiore ed esteriore e quando le ho chiesto che droga usasse, mi ha risposto che andava a messa tutti i giorni. Così da quel giorno ci ho provato anche io».

 

 

 

Digiuno |

«È la parte più faticosa del programma. Non è qualcosa che chiediamo a Dio ma è un’opportunità di crescita che ci da. Poco importa cosa mangiamo, è la possibilità di conoscerci e di capire la nostra sete e fame di Lui per entrare in rapporto più profondo».

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Si salvi chi vuole

Ma come si fa a organizzare una vita spirituale nelle nostre giornate troppo connesse, compresse, piene di urgenze che altri hanno deciso per noi? Costanza Miriano prova a proporre una regola di vita fondata su cinque pilastri: preghiera, parola di Dio, confessione, Eucaristia, digiuno. Da questo libro nasce l’idea del Monastero Wi-Fi e di confratelli uniti dal forte desiderio di Dio (e da internet).

 

Leggi anche l’intervista a Costanza Miriano:  https://bit.ly/33dYa3Y

Leggi anche “Una vita di fede”: https://bit.ly/2Ni3Kg5

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