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La risposta di papa Francesco

Il discorso del Santo Padre
al termine dell’assemblea sinodale

  • Conversione integrale
  • Conversione pastorale 
  • Conversione culturale
  • Conversione ecologica
  • Nuovi cammini di conversione sinodale
 «Stiamo capendo sempre più che cosa è questo camminare insieme, stiamo capendo che cosa significa discernere, che cosa significa ascoltare, che cosa significa incorporare la ricca tradizione della Chiesa nei momenti congiunturali. Alcuni pensano che la tradizione sia un museo di cose vecchie.

A me piace ripetere quello che diceva Gustav Mahler: «La tradizione è la salvaguardia del futuro e non la custodia delle ceneri». È come la radice dalla quale viene la linfa che fa crescere l’albero affinché dia frutto. Prendere questo e farlo andare avanti: è così che i primi padri concepivano ciò che era la tradizione».

«La quarta dimensione […] è quella pastorale, l’annuncio del Vangelo è urgente, è urgente. Ma che sia udito, che sia assimilato, che sia compreso da quelle culture. Si è già parlato di laici, di sacerdoti, di diaconi permanenti, di religiosi e religiose, su cui contare in questo campo.

[…] Sono emerse alcune cose che vanno riformate: la Chiesa deve sempre riformarsi. In alcuni paesi, ho sentito dire, in un gruppo o qui una volta che si notava una certa mancanza di zelo apostolico nel clero della zona non amazzonica rispetto alla zona amazzonica. […] I giovani religiosi hanno una vocazione molto grande e bisogna formarli allo zelo apostolico per andare nei territori di confine. Sarebbe bene che nel piano di formazione dei religiosi ci fosse un’esperienza di un anno o più in regioni limitrofe».
«Accanto alla dimensione ecologica c’è la dimensione sociale di cui abbiamo parlato, che non è più solo ciò che si sfrutta selvaggiamente, il creato, la creazione, ma anche le persone.

E in Amazzonia appare ogni sorta di ingiustizia, distruzione di persone, sfruttamento di persone a ogni livello e distruzione dell’identità culturale. […] E questo insieme alla distruzione dell’identità culturale, che è un altro dei fenomeni che voi avete segnalato molto bene nel documento. Come si distrugge l’identità culturale in tutto ciò».

In secondo luogo la dimensione ecologica. […] Questa coscienza ecologica che va avanti e che oggi denuncia un cammino di sfruttamento compulsivo, di distruzione, di cui l’Amazzonia è uno dei punti più importanti. Direi che è un simbolo. Questa dimensione ecologica in cui si gioca il nostro futuro, non è così? Nelle manifestazioni fatte dai giovani, nel movimento di Greta e in altri, alcuni sorreggevano un cartello con scritto: «Il futuro è nostro», ossia, «non decidete voi il nostro futuro». 

«È nostro!». Già in questo c’è la coscienza del pericolo ecologico, ovviamente non solo in Amazzonia, ma anche in altri luoghi: il Congo è un altro punto, altri settori, nella mia patria c’è nel Chaco, la zona dell’“Impenetrabile”, che è piccola, ma, in qualche modo, anche noi conosciamo il problema».

«E un punto della dimensione pastorale è stato quello della donna. Ovviamente la donna: quello che si dice nel documento “non è abbastanza”, che cos’è la donna, giusto?

Nel trasmettere la fede, nel conservare la cultura. Vorrei solo sottolineare questo: che ancora non ci siamo resi conto di cosa significa la donna nella Chiesa e ci limitiamo solo alla parte funzionale, che è importante, ma deve essere nei consigli… o in tutto ciò che è stato detto. Ma il ruolo della donna nella Chiesa va molto al di là della funzionalità. È su questo che bisogna continuare a lavorare. Molto al di là».

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