Coerenze

Il Vangelo e la biro

Il Vangelo di Matteo (7,21-29) ci pone di fronte a una scelta: ascoltare le parole di Gesù e metterle in pratica, oppure condurre una vita apparentemente religiosa e poi avere comportamenti o stili di vita disallineati. Già il profeta Isaia ci metteva in guardia: «Smettete di presentare offerte inutili; l’incenso è un abominio per me; noviluni, sabati, assemblee sacre, non posso sopportare delitto e solennità!» (Is 1,13).
Dio rifiuta le pratiche religiose (solennità) alle quali non si accompagnano (delitto) l’amore per il fratello, per i poveri e i bisognosi in particolare. A una religiosità del distacco tra fede e vita, segnata da una deriva intimista serve il coraggio della profezia.

La fede non può essere un comodo cuscino sul quale adagiarsi per nascondere o giustificare problemi e ingiustizie. Se accoglienza, solidarietà e diritti umani sono diventati disvalori per il pensiero comune prevalente, siamo chiamati a ingaggiare una dura lotta contro la mancanza di amore, contro l’individualismo che ci impedisce l’accoglienza del dono che l’altro è sempre per noi. Abbiamo tutti bisogno di cambiare strada. Nel Vangelo di Matteo, che ci accompagnerà in questo anno liturgico, le prime parole che Gesù rivolge alla folla sono un invito a convertirsi (4,17). Ecco la buona notizia: in Gesù, Dio si è fatto vicino all’uomo. A causa e grazie al suo amore possiamo imparare a camminare con gli altri, ricominciando ogni giorno.

Roberto Massaro

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