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Le parole di Andrea Canestri

Alessandria racconta

Giornalista e scrittore rimasto nel cuore della nostra città

Prosegue la galleria di ritratti dei più rappresentativi autori dialettali alessandrini. Dopo Gianni Fozzi, Sandro Locardi e Antonio Silvani, è ora la volta di Andrea Canestri.

Andrea Canestri nasce ad Alessandria nel 1896. Giornalista, collabora con diversi quotidiani, tra i quali la “Gazzetta del Popolo”. Insieme a Evaldo Dupuis, firma storica della stampa mandrogna, fonda il settimanale umoristico illustrato “Il Pungolo di Gagliaudo” che esce la domenica mattina. Negli Anni Trenta, con il collega Enrico Reposi, porta al successo la rubrica Burina e Michina, una coppia famosa nella tradizione orale del territorio, riproponendo i dialoghi di due popolane che teatralizzano gli avvenimenti della vita locale.

Il personaggio di Burina (Barbara), che compare per la prima volta nel 1866 all’interno della poesia Ra pressia, si deve alla penna di Crispino Jachino. Michina (diminutivo di Domenica) vedrà la luce più tardi sulle colonne del giornale “Lo Sghignazzino”. Dopo una forzata sospensione durante il secondo conflitto mondiale, la rubrica rinasce nelle pagine azzurre de “Il Matterello” (Ra muscra di tajarèn) e sul “Il Pungolo di Alessandria”, periodico indipendente di cronaca, sport e umorismo. Canestri – che si firma con il disegno di un cagnolino con la scritta “stri” sulla coda – lavora anche al Piccolo sotto la direzione di Mario Scabiolo, facendosi particolarmente apprezzare per i numerosi e brillanti articoli sportivi a proposito dell’Alessandria Calcio. Personalità versatile (si diletta pure di pittura) è l’inventore della rubrica Toni Fiss, che richiama le Lettere di Marcantonio a Brigida pubblicate su “Fra Tranquillo”. Si tratta di monologhi maccheronico-umoristici attraverso i quali condanna i costumi dell’epoca. Scrive, altresì, una quindicina di favole ispirate a Esopo, oltre a orazioni poetiche e canzoni dialettali, a cui si aggiungono proverbi e barzellette. Secondo Sergio Garuzzo, autore del volume Poeti in piemontese della Provincia di Alessandria, Canestri fa riferimento ai classici della poesia alessandrina, a cominciare da Francesco Testore, ponendosi come loro prosecutore. «Nel dopoguerra questa nostalgia di fondo dell’Alessandria che fu – sottolinea Garuzzo – che si vena di sempre maggior pessimismo allorquando si profilano i primi segnali di crisi della Borsalino, influenzerà un’intera serie di suoi successori, a partire da Fozzi».  Andrea Canestri si spegne nel 1959. Un’antologia dei sui testi (comprendente poesie e rubriche dialettali), curata da Tony Frisina, è stata data alle stampe in occasione del centenario della nascita.

Mauro Remotti

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