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Il mondo dei nativi

Collezionare per credere

Gli indiani d’America: dal Grande Blek a Toro Seduto

«E da quel giorno presi il nome Blek, che in indiano vuol dire appunto “dai capelli d’oro”. Divenni anch’io un indiano!». Nella cultura dei Nativi il nome viene scelto in base al proprio spirito e spesso cambia più di una volta nel corso della vita. Se durante la vita avviene un evento importante e una situazione particolare, il Capo tribù può modificare il nome indiano, conferendo un significato più appropriato. Esistono nomi che includono un numerale ordinale come Winona (“Figlia primogenita”), nomi formati da un aggettivo (es. Cikala “Piccolo”) e nomi formati da un nome e un aggettivo (es. Mahpiya Luta “Nuvola Rossa”, Hehaka Sapa “Alce Nero”, che ha dato il nome a una famosa marca di prodotti biologici). Se vi piace l’atmosfera del Grande Blek, di pari passo con Capitan Miki e Kinowa, allora il collezionismo in fila indiana può aver inizio… Nell’avventura intitolata, ad esempio, “Il Bisonte Bianco”, una gigantesca invasione inglese è partita dall’est in direzione ovest.

Blek si assume la titanica impresa di percorrere sessanta miglia al giorno, attraverso una natura ostile in terre ancora sconosciute. In quest’epica vicenda il capo dei trapper si trova davanti al “Dio Niagara”, ovvero le gigantesche Cascate del Niagara talmente impressionanti che gli indiani ne hanno fatto un dio potente e temibile e in seguito al Bisonte Bianco, guardiano del paradiso indiano. Spettacolare è l’immagine fumettosa di Blek nel cavalcare questo bisonte bianco con la fronte marcata da una stella rossa, sotto la tempesta… Adesso non resta che affiancare all’immaginazione scaturita dalla lettura una carrellata di oggetti, sulla piattaforma “indianvillage.it”: copricapi, casacche, faretre, collane e mocassini, scudi, archi e ventagli… Insomma, da Toro Seduto in poi, lo scibile indiano si tinge pure d’alessandrino, ad esempio presso la Pizzeria “Il Faro”, al rione Cristo. Attendendo una pizza d’asporto, nei suoi locali si respira tutta l’atmosfera di Pocahontas e dei villaggi indiani, grazie ai cimeli appesi alle pareti, in varie tecniche d’artigianato tipico (Sergio Contini, 392 215 40 54), dalle collane con denti di bisonte e fischietti in osso, passando per il famoso calumet e l’immancabile “cerchio della vita”.

Mara Ferrari

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