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Uno scatto dall'edizione del 2019

“Il Dio dei teologi” chiude il ciclo di incontri

Martedì d’Avvento

Martedì 17 dicembre si è svolto l’ultimo incontro del ciclo “Immagini di Dio nel nuovo millennio”, organizzato dalla Diocesi di Alessandria in collaborazione con il Meic (Movimento Ecclesiale di Impegno culturale) e il Centro di cultura dell’Università Cattolica. Don Roberto Repole, direttore della sezione di Torino della Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale, ha parlato del Dio dei teologi. Renato Balduzzi, presentandolo, ha ricordato che don Repole è stato per ben due mandati presidente dell’Associazione dei teologi italiani (Ati), è uno dei più noti teologi della nuova generazione e, tra le sue innumerevoli pubblicazioni, il volume Il sogno di una Chiesa evangelica. L’ecclesiologia di papa Francesco, nella collana “La teologia di papa Francesco” della Libreria Editrice Vaticana, collana curata proprio dal relatore. Nell’agile e importante volumetto -ha affermato Balduzzi- emerge con lucidità come la predicazione di papa Francesco si ponga in linea di continuità con quella di Benedetto XVI, completi la riflessione sul relativismo teorico con quella sul relativismo pratico. Il relatore è partito dalla affermazione che la teologia, la riflessione su Dio, riscopre le verità di sempre dentro a un preciso contesto storico. Tracciando le linee di tale contesto, don Repole ha ricordato che la nostra società è caratterizzata dalla complessità e dalla secolarizzazione.

Per parlare di Dio oggi non si può fare a meno di tener conto – ha affermato il relatore – che le sfere della realtà sociale (politica, scienza, arte, affetti) hanno una loro autonomia, che la fede è opzione libera, che esiste uno strutturale pluralismo religioso. La globalizzazione ha in sé una potenzialità di uguaglianza – ha continuato il relatore – ma anche rischi, il mito dell’economia, la logica utilitaristica, che si allarga dallo scambio di cose a quello di persone. Infine la nostra società è dominata dalla cultura della digitalizzazione, che rischia di disincarnare le persone, trasformandole in un “qualcuno anonimo”. Il Dio di Gesù Cristo, oggi, allora, ha affermato don Repole, deve essere ripensato secondo la logica del dono, un dono senza interesse, che ha per scopo la relazione, l’offerta libera di un legame. Inoltre, occorre sempre ricordare che Dio si rivolge in modo preferenziale ai poveri, agli ultimi, agli esclusi, ai sofferenti, perché solo se si comincia dal basso tutti possono essere compresi e il messaggio può diventare veramente universale. Un ampio dibattito ha consentito di approfondire alcune tematiche, in particolare il ruolo della Chiesa, chiamata a donare una verità che deve essere autenticamente vissuta. «Il dono che riceviamo da Dio – ha ricordato don Repole – ci rende in debito nei confronti di tutta l’umanità e poiché Dio è vivo, non possiamo trasmetterlo con qualche cosa che non tocca la nostra vita».Il Vescovo, mons. Guido Gallese, ha concluso la serata augurando a tutti un Santo Natale. «La Parola di Dio deve essere il riferimento forte, Dio deve essere il nostro tutto – ha ricordato – e l’incontro con Lui possa essere dunque, vissuto e non solo studiato».

B. V.

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